Il mio -ormai- prossimo viaggio in Senegal.
I primi 15 giorni in questa terra dell’Africa Occidentale in un sobborgo di Dakar, tra volontariato e scoperta dei villaggi, tra brevi gite all’Ile de Gorée e al Lac Rose, tra lezioni di fotografia e di wolof, tra emozioni, fusioni, apprendimento.
Mi immagino le prime due settimane come una fase indispensabile per calarmi in una realtà che non conosco affatto e che voglio sentir scorrere nelle mie vene com’è stato per il Kenya o l’Inghilterra anni e anni fa. Quando ci vivi è tutta un’altra esperienza. Da viaggio si passa alla vita vera, non che il viaggio non lo sia non fraintendetemi.
Avrò poi soli cinque giorni da viaggiatrice e sogno di arrivare al Casamance, nel sud del Paese, oltrepassato il Gambia. E’ qui che vorrei trascorrere giornate tra i bolongs, l’Ile de Carabane sul fiume Casamance e la spiaggia sull’Atlantico.
Come accade in Africa, già da ora la distanza che separa Dakar da Ziguinchor (capitale sud del Senegal) sembra incolmabile per me che ho pochi giorni a disposizione: il traghetto impiega due giorni ad arrivare a Cap Skirring e non è per niente conveniente a livello economico. Lo stesso tempo serve per viaggiare in direzione sud con auto o carrapide, passare due volte la frontiera del Gambia ed emergere nelle foreste subtropicali. Troppo per me.
E così mi sento di ragionare ancora come un’occidentale, legata al tempo e sempre di corsa. Ma il rientro non lo posso spostare, dunque… cerco un volo interno, abbordabilissimo ma… impossibile da prenotare online. O meglio lo si può riservare, ma il biglietto va pagato al desk di Senegal Airlines in aeroporto a Dakar o in un’agenzia del centro cittadino entro due giorni pena la perdita del posto.
Questa è l’Africa lo so… ma io in Casamance ci vorrei proprio arrivare!
Continuo a cercare soluzioni, allontanando l’affanno di arrivare a un dunque in breve tempo e avvicinandomi pian piano al continente che più mi affascina al mondo, per le sue meraviglie e contraddizioni, per quanto ha da offrire e per l’impreparazione all’occidente.
Ma anche questo è il suo bello: siamo noi a doverci piegare all’Africa per entrare a farne parte.
Io già la sento viva dentro di me, di nuovo.