Invito tutti a sfruttare gli ultimi giorni di apertura, fino alla metà di ottobre, ad andare al Passo del Furka, ad entrare nel tunnel di ghiaccio, azzurro deciso come l’acqua di una piscina profonda almeno 4 metri, e a lasciarsi avvolgere.
Siamo a pochi chilometri dal confine italiano, passato il Sempione (a nord del Piemonte, la città più vicina è Domodossola) e superata la cittadina di Brig in direzione Andermatt, quando si inizia a salire sulla montagna per raggiungere il valico e procedere dal Vallese al Canton Uri.
È qui che dovete assolutamente fare una sosta al mercato di uno qualsiasi di questi paesini e acquistare il prodotto tipico estivo del luogo: le albicocche. Giganti, curate e polpose sono state il mio ottimo spuntino di metà mattina e, così come le ciliegie, una tira l’altra e il cestino da due chili è finito in fretta.
Nel passeggiare tra le vie dei borghi vi affascineranno le case in legno, perfettamente tenute e spesso tuttora abitate; ricordano quelle Walser dell’italianissima Valsesia che – effettivamente – si trova appena al di là del confine.
Se siete fortunati trovate feste di paese, sagre dove gustare dell’originalissima raclette e bancarelle dove comprare prodotti tipici quali miele, frutta essiccata, formaggi, oggetti di artigianato in legno.
Proseguendo sulla stessa unica via e seguendo le indicazioni per Furka, tornante dopo tornante, a un certo punto, inizieranno le viste mozzafiato sulla valle ampissima sottostante e vi innamorerete di una lingua di ghiaccio su tutte: ha i toni del grigio ed è il Rhonegletscher, il ghiacciaio del Rodano.
E’ lui il vostro alleato per il prossimo paio d’ore di adrenalina ed emozione all’estremo nord del Canton Vallese.
Le indicazioni per la Grotta di Ghiaccio sono ben visibili dalla strada principale e un ampio parcheggio, a fianco del quale non mancano il punto ristoro e il negozio di souvenir turistici, precede l’ingresso a quello che definirei liberamente, ma non impropriamente, un parco naturale.
I 7 franchi spesi qui sono stati i meglio investiti della giornata! Fatelo!
Un breve percorso pedonale tra le rocce rese lisce dalle erosioni glaciali di millenni di storia conduce all’imbocco della grotta, ma già prima di arrivarci si ha davanti uno spettacolo della natura.
Il ghiacciaio sembra essere proteso verso di noi e la sua imponente massa sembra sciogliersi al nostro incontro, forma un rapido torrente che si placa nel laghetto sottostante, prima di riprendere la corsa e tuffarsi nel vuoto creando una cascata rivolta a valle.
La fragilità del cuore del ghiacciaio è chiara ed è in contrasto con la sua immensa bellezza. L’uomo tenta di proteggerlo con appositi teloni tecnici, ma cosa può nei confronti del forte sole?
Imboccato il tunnel sono rimasta… ehm… di ghiaccio! Non per lo sbalzo termico di almeno 20 gradi, ma per il colore azzurro pieno e carico del ghiaccio vivo.
Un enorme parallelepipedo congelato e scolpito conduce in una stanza tondeggiante sorretta da una solida colonna centrale anch’essa di ghiaccio. Il percorso è breve ma emozionantissimo, siamo nella pancia della natura millenaria, fredda, umida eppure viva e vitale! Le foto qui sono d’obbligo.
Fuoriusciti è possibile, con un minimo di approccio sportivo e scarpe adatte, scendere alla cascata. Si lascia il sentiero tracciato e con la massima attenzione, perché le rocce sono scivolose e a tratti instabili, si tende verso il laghetto e lo strapiombo accanto alla cascata. I brividi corrono liberi lungo la schiena e la meraviglia è massima.
La montagna sa sorprendere sempre e rimane dentro.
Così succede anche a me di avere pensieri incontrollati che atterrano regolarmente sulle Alpi svizzere, specialmente da quando sono stata al Passo del Furka e sono entrata nella Eisgrotte.
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