A volte le occasioni per fare un percorso di trekking sono totalmente inaspettate, nascono spontanee, si offrono come opportunità e tocca coglierle! Così è successo con la Pietra di Bismantova.
Ero a Reggio Emilia per un weekend tra amici, una rimpatriata di cuori ed energie dalla quale è uscita l’idea di andare alla Pietra di Bismantova luogo simbolo dell’Appennino emiliano e sconosciuto a chi di noi reggiano non è.
Mi sono immaginata fin da subito una verdeggiante collina a nord della città che ospitasse un masso erratico enorme, da cui il nome ufficiale del luogo.
Bene, non c’entrava nulla.
Per cominciare i colli e la salita all’Appennino si trovano a sud di Reggio Emilia, per una ovvia logica geografica che vuole la Pianura Padana racchiusa tra le Alpi a nord e gli Appennini a sud, e che al momento mi era sfuggita (sarà che da casa volgo lo sguardo a nord e vedo il Monte Rosa e l’abitudine consolidata mi ha sviato?!).
In seconda battuta non si tratta affatto di una masso bensì di un vero e proprio canyon che si erge sull’altopiano di Castelnovo ne’ Monti e paesi limitrofi.
La Pietra di Bismantova è un vero sorprendente regalo della natura, nata dall’erosione delle rocce circostanti e dal ritiro dei mari in epoche preistoriche.
E’ lì ritta e fiera, consapevole della propria imponenza ed anche della fragilità dei suoi strati calcarei, e si lascia ammirare dal basso, risalire a piedi dai vari percorsi adibiti al trekking (sempre piuttosto facile) e scalare da esperti dell’arrampicata.
Il percorso di trekking più breve dura una ventina di minuti.
Si sviluppa prevalentemente nel bosco e ha una pendenza di media difficoltà, a tratti scivoloso in discesa.
La partenza è facilmente individuabile e si trova in corrispondenza della Chiesa dell’Eremo di Bismantova.
Alle sue spalle la Foresteria dove è possibile fare una pausa pranzo con prodotti tipici delle terre emiliane, oppure recuperare del cibo da asporto (qui o al rifugio sovrastante) da consumare poi in un picnic con vista, una volta giunti sulla terrazza dell’Emilia.
Il forte impatto visivo e la superiorità che si sente lassù fa percepire un senso di padronanza rispetto alle terre sottostanti, la natura selvaggia e incolta stimola la voglia di correre nei campi, di affacciarsi, incoscienti, a strapiombo sul vuoto, di sfidare l’altitudine e lasciarsi andare.