Ogni quartiere di Buenos Aires sembra una piccola città con le sue caratteristiche particolari.
Quello certamente più colorato, animato e pieno di folklore è La Boca, situato nella zona attorno al porto.
Appena scesi dal bus, si percepisce subito il suo sapore europeo ereditato dai Genovesi che si concentrarono qui ai tempi dell’emigrazione.
Sono appena le 9 del mattino ma il sole è già cocente. Carrettini e vari altri mezzi di trasporto coloratissimi annunciano che sta per iniziare l’allestimento di bancarelle sulle quali verranno esposti prodotti dell’artigianato locale. C’è molta animazione e si resta un po’ frastornati.
Siamo in anticipo. Tanto vale entrare in un bar per un dolcetto e una bibita fresca.
Poi, via per vetrine e negozi. Io adoro tutto ciò che è etnico e caratteristico di un luogo e di un popolo. Adocchio subito una distesa di arche di Noè, carinissime, lunghe da pochi centrimetri a qualche decina, cariche di tutti gli animali possibili, fatte in terracotta multicolore.
Non resisto, entro e compro.
Mi ispirano tanto anche due ballerini di tango, piuttosto in sovrappeso: sembrano opere di Fernando Botero. Sono un po’ cari e ripiego sulla versione calamita.
Intanto le strette vie si sono riempite di turisti e non solo.
Ormai resta poco spazio tra bancarelle, esposizioni di quadri, tavolini dei vari ristoranti e… ballerini di tango. Questa volta in carne ed ossa!
Le donne con il tipico abito a vollant e rosa rossa nei capelli, gli uomini con pantaloni neri e bolero.
Altre coppie indossano l’abbigliamento dei gauchos: camicie strette, pantaloni larghi, stivali e sombrero. Non sai chi guardare!
Sono affascinata dalla musica che cambia ad ogni ristorante e dalle movenze sensuali del tango.
La strada pedonale del “Caminito” è il cuore del quartiere, sede dei più vecchi club di tango e ispiratrice di una delle più famose e conosciute canzoni.
Alcuni pittori con le loro esposizioni affollano le vie circostanti. Le tele sono anch’esse piene di colore e ritraggono scorci del quartiere. I tratti di pennello sono lineari ed essenziali ma rendono benissimo lo stile degli edifici: gli arbusti rampicanti fioriti sui muri, le scalette esterne che portano al piano superiore e la gente affacciata alle finestre.
Attenzione: spesso sono manichini o dipinti su assi di legno, ma ingannano facilmente.
“El pibe de oro”, Maradona, saluta la folla da un balcone in compagnia di Evita Peron. Questo era il suo quartiere e qui lo venerano tutti.
Attraverso un piccolo porticato si entra in un patio pieno di bouganville e si sale una scaletta che porta ad un balcone in legno costeggiante tutto il primo piano.
Piccoli negozi di souvenir e artigianato si susseguono tra bandiere, statue in cartapesta, vasi di fiori appesi. Mi è piaciuto molto il fatto di venire accolta con un saluto e un sorriso, mai un invito all’acquisto.
I muri esterni delle case hanno sempre tinte squillanti, a volte anche più di una e le persiane in colori contrastanti.
Anche i muretti del piccolo campo da football sono ricoperti da murales o semplicemente da strisce colorate.
Qui tutto è rosso, verde, giallo, blu, ecc.
La musica non ti abbandona mai. La gente è festosa e gentile.
Una birra fresca e un favoloso “asado” nel dehor di un ristorante sono la classica ciliegina sulla torta.
Infine, come rifiutare qualche passo di tango da parte di un “tanguero” un po’ sui “generis”: completamente vestito in giallo oro, cappello compreso?
Non sono una silfide e non so ballare il tango e se ne accorgerà presto! Ma non importa, per qualche dollaro e nessuna vergogna mi butto. La gente ride e applaude, lui fa il viso da “macho” e un’amica scatta le foto. Un altro bel ricordo de La Boca.
Un asado che più speciale non si può? Quello che ho gustato in hacienda, invitata da amici, tra gauchos e gite a cavallo.
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2 comments
Sul balcone il terzo che si affaccia può mica essere Gardel?
Può darsi carissimo. Non sono molto fisionomista, casi eclatanti a parte!! 🙂