E’ la mia seconda volta a Palermo e ne sono certa: ci sono città dove non si finisce mai di vedere cose nuove.
A volte sono piccole chicche, destinazioni di passaggio che non erano in programma. Altre volte sono location importantissime che, per un motivo o per l’altro, la volta prima si erano dovute lasciare indietro.
La mia prima volta a Palermo mi ha vista aggirarmi per mercati e vicoli “like a local” in compagnia di Francesca.
Questo giro invece, era il momento giusto per una visita diversa, motivata dalla scoperta dei grandi luoghi che caratterizzano la città di Palermo.
Cercando su internet qualche giorno prima le giuste informazioni sulle cose più curiose ed interessanti da fare, sono incappata in un post del magazine di Expedia Explore, che parla delle 15 cose da fare nel capoluogo siculo tra itinerari insoliti, miti e tradizioni. Da qui, ecco la mia seconda esperienza personale a Palermo riassunta in 4 punti, essenziali a mio parere, per cogliere la vera magia di questa città.
1. Il Palazzo della Zisa
Palermo è famosa per i suoi curiosi miti e leggende. Una storia simpatica che ha attirato la mia attenzione è quella dei Diavoletti della Zisa. Sto parlando degli Dei dell’Olimpo raffigurati nell’arco di ingresso alla Sala della Fontana dell’omonimo palazzo. Pare che contarli con precisione sia davvero impossibile. perchè ad ogni tentativo essi cambiano in numero per custodire il segreto di un tesoro immenso nascosto tra le mura.
Il palazzo è davvero maestoso anche se , oltre alle mura appunto, resta ben poco. La visita serale è molto suggestiva ma con la bella stagione consiglio di recarvi al Palazzo della Zisa di giorno per godere anche del bel giardino antistante l’ingresso principale.
2. Il Teatro Massimo
Sicuramente uno dei simboli di Palermo. Impossibile restare indifferenti dinnanzi al possente edificio del Teatro Massimo, in pieno centro cittadino. La prima volta l’ho visto nel periodo Natalizio, avvolto da una nuvola di stelle di Natale rosso fuoco.
Di recente ho avuto modo di visitare il suo interno con una piacevole e rapida visita guidata (che vi consiglio vivamente: hanno orari prestabiliti e non è necessario prenotare con anticipo). Gli ambienti sono maestosi ed eleganti, dall’ingresso con scalinata, alle salette d’attesa, ai palchetti privati.
Sono rimasta a bocca aperta dinnanzi al palcoscenico: e’ immenso e dà la sensazione di non finire mai in profondità. Sicuramente una rappresentazione su queste scene è in grado di coinvolgere lo spettatore a 360 gradi.
Molto curiosa è la sala relax che viene utilizzata dagli spettatori nelle pause degli spettacoli. Se ci si posiziona al centro, un gioco di risonanze ed eco rende quasi impossibile capire che cosa si sta pronunciando. Che fosse studiato per evitare il diffondersi di imbarazzanti pettegolezzi?
3. L’Orto botanico
In una insolita soleggiata giornata invernale, a pochi passi dal mare, lascio indietro la Palermo fatta di vicoli stretti, mercati affollati, odori intensi e affascinanti piazze, per varcare la soglia di uno degli orti botanici più grandi d’Europa.
C’è un atmosfera mistica, quasi fatata, imponenti arbusti si stagliano rigogliosi davanti ai miei occhi, fontane con piante acquatiche, statue, piante grasse, la pianta sensitiva, la collezione di Palme…
Mi allontano ancora un po’, godo degli odori, dei rumori, della vegetazione maestosa e lussureggiante e dimentico il frastuono della città.
E quando pensi che Palermo non possa sorprenderti più di quanto ha già fatto, ecco nella sua magnificenza il Ficus magnolioidesa, parte del gruppo dei ficus denominati necat-plantas cioè fichi strangolatori che, con il suo peculiare sviluppo ingloba a se e fagocita ogni pianta o materiale che incontra sul suo cammino.
E allora, sarà quel Ficus per me il simbolo di Palermo, l’orto botanico, come la stessa città si impongono con presunzione nella mia esperienza da viaggiatore, mi sento inglobata e fagocitata nel mio cammino dai sui ritmi e dalle sue contraddizioni, lasciandomi con una grande voglia di ritornare!
[Questo breve racconto della visita all’Orto botanico è stato scritto dalla mia compagna di viaggio Nadia Mastrangelo. E’ stato un vero piacere ospitarla qui sul blog e viste le bellissime emozioni trasmesse, spero la rileggeremo presto 😉 Grazie Nadia!]4. Il Museo Archeologico Salinas
Il Museo archeologico Antonio Salinas possiede una delle più ricche collezioni archeologiche d’Italia, testimonianze della storia siciliana in tutte le sue fasi che vanno dalla preistoria al medioevo.
Si trova in pieno centro a Palermo ed è suddiviso in interessanti sezioni tematiche.
Tra le più originali, la sezione dedicata ai reperti rinvenuti durante gli scavi subacquei: materiali che facevano parte del carico delle navi, anfore, lucerne, ancore di pietra, ceppi di piombo ed iscrizioni.
Nella sezione fenicio-punica si possono ammirare, tra gli altri reperti, due grandi sarcofagi antropomorfi del V secolo a.C.
Vi ricordate il mio viaggio nel selinuntino? Ecco, c’è anche una sezione archeologica dedicata a Selinunte, situata nella parte orientale dell’edificio, dedicata ai templi e alle loro numerose metope con rilievi mitologici.
Nel grazioso agorà con copertura a vetro sono custodite le 12 gronde leonine del lato settentrionale e le 5 del lato meridionale del tempio di Himera costruito per festeggiare la vittoria dei greci contro i cartaginesi.
Molte altre sale raccolgono oggetti e sculture provenienti dai principali siti archeologici di Sicilia.
La collezione che diede il nome al museo, la più importante per dimensione con i suoi 6641 pezzi, è stata ceduta al museo dallo stesso Salinas alla sua morte, avvenuta nel 1914. La collezione è composta da libri, manoscritti, stampe, fotografie, oggetti personali e una raccolta di monete di circa 6000 pezzi.
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