Nel bel mezzo di un verdissimo prato spiccano i colori sgargianti degli abiti della festa: le signore del Labu Kubong Homestay ci stanno aspettando per darci il benvenuto con un tipico tè aromatizzato alla frutta. Nel mentre gli uomini sono pronti per esibirsi in una danza rituale che somiglia molto alle mosse di Thai-Chi.
In sottofondo, la musica tribale con tamburi e strani flauti marca i nostri passi verso un’area relax dove, grazie al cielo, alcuni ventilatori mi permettono di posticipare la mia morte per caldo e umidità.
Già l’accoglienza ti fa intuire che qui, anche nei momenti in cui non capirai assolutamente nulla, ti sentirai in famiglia!
Siamo a Kuala Kangsar, nello Stato di Perak e facciamo colazione alla loro maniera. Le signore preparano alcuni piatti della tradizione e ci permettono di mettere mano. Mano un po’ titubante. In cucina me la cavo bene ma qui davvero non conosco un solo ingrediente che sto utilizzando.
Dopo la cooking class e un buon caffè con delizie dolci e salate, saliamo sul pulmino elettrico, silenziosissimo, e ci avventuriamo all’interno della proprietà.
Si tratta di un parco naturale talmente ben curato da sembrare un piccolo villaggio turistico. Eppure no, qui la gente del posto ci vive sul serio, e ci ospita in casa propria!
Mi attendono alcune teppe per mostrarmi, in una sola giornata, che cosa si può fare qui nell’homestay Labu Kubong oltre che rilassarsi tanto e godersi la natura.
Il primo stop è davanti ad una carinissima casetta in legno col giardinetto abbellito da enormi fiori in metallo, coloratissimi. L’incontro col padrone di casa è però sul retro dove un caldissimo focolare sta arroventando una sbarra di ferro. Sto per provare l’esperienza della battitura del ferro rovente per realizzare bellissimi machete e mannaie che letteralmente adoro!
Battere il ferro è molto più faticoso di quanto si possa immaginare, così lascio volentieri l’esperienza al mio compagno di viaggio Yousef mentre io sto a debita distanza dall’immane calore che fuoriesce dalla fornace.
É già ora per il secondo stop. Si tratta di un grazioso vialetto nel verde riparato da alti alberi. Disseminate qua e là numerose casette in legno. Capisco subito si tratti di apicoltura ma le casette sono davvero molto diverse da quelle cui siamo abituati noi. E anche le api.
Dovete sapere che qui si allevano api piccolissime e senza pungiglione, quindi assolutamente innocue. Possiamo aprire l’arnia e assaggiare direttamente il miele senza correre alcun rischio ed è un’esperienza che non avevo mai fatto. Il miele è di due differenti tipi ed uno è molto più aspro del previsto, ma sempre gradevole.
Sempre a bordo del pulmino, raggiungo la terza tappa e questa volta metto mano attivamente all’esperienza.
Si tratta di incidere con uno speciale arnese molto tagliente il tronco degli alberi della colla. Ebbene sì, è sufficiente scalfire il solco pre-esistente, seguendo una linea a spirale discendente lungo il tronco, per veder uscire all’istante una dose massiccia di colla che cola all’intorno di un vasetto posizionato ad hoc.
Ogni giorno, la mattina presto (favoriti dalle temperature più miti) si incide questi tronchi e in 24 ore si ottiene circa 250 ml di colla. Incredibile, vero?
Pronti al prossimo stop?
Si tratta di una visita all’interno di una delle più accoglienti e pittoresche case dell’Homestay Labu Kubong.
Incontriamo la proprietaria che ci fa accomodare in salotto, a terra, su morbidissimi tappeti mentre numerosi ventilatori ci danno sollievo dalla pensate umidità (vi ricordo che Novembre è il mese di inizio della stagione Monsonica).
La casa è graziosa, tutta in legno, profumatissima. Il filone portante è decisamente il colore. E l’accoglienza è la chiave con cui la gente di questo luogo entrerà nel vostro cuore.
Dopo un pochino non resisto, dal patio ho intravisto un paio di gattini che giocavano beati in giardino e li ho raggiunti. Ecco, la mia idea di vacanza nella pace più assoluta.
Rientriamo al punto di partenza dove ci attende una simpatica lezione di musica: io penso di dare davvero il peggio di me. Sembra così semplice picchiare il palmo della mani su quei tamburi e invece…
Così mi butto sull’ultima esperienza della giornata, la più strong per me, che mi vede alle prese con un pranzo tradizionale, a terra, sulla stuoia, senza posate ma soprattutto: con tutto cibo piccante.
Ecco, qui sì che ho avuto qualche difficoltà, ma mi sono subito ripresa con le lezioni di artigianato e lo shopping finale di prodotti locali fatti a mano.
Decorazioni per la casa realizzati con carta di giornale, crema idratante solida a base di riso, dolcetti che somigliano a meringhe e le mie amate chips di banana. Indovinate cosa ho acquistato prima di abbracciare tutti forte e giurare che è stata un’esperienza davvero da non farsi scappare!?