Restare leggeri, soprattutto a pranzo, è un buon proposito che ci segue sempre in viaggio e che molto spesso non realizziamo. La Lituania, coi suoi menù tradizionali corposi e saporiti, non ci ha certo aiutato in questo.
Il primo pranzo, presi un po’ alla sprovvista tra un giro e l’altro in bicicletta per il centro di Vilnius, ci fermiamo al Aula e scegliamo una sola portata a testa. Io, non ancora pratica delle pietanze lituane e dei loro nomi impronunciabili, mi butto “a pesce” guardacaso sul salmone, scottato, con polenta e salsa di mais, che non mi ha delusa.
Filippo testa subito un mito: i dumplings, proposta ormai internazionale ma farcita e condita seguendo i gusti del Paese ospite. Carne all’interno e salsa cremosa alla cotenna di maiale.
La grande soddisfazione, che non è stata una sorpresa, anzi, è subito arrivata dalla birra. Una waiss per lui e una rossa per me, deliziose. La rossa era differente dalle solite italiane. Molto fredda e frizzante con un dissetante retrogusto di limone.
Per cena prenotiamo (d’obbligo perchè davvero molto richiesto ed affollato) al Forto Dvaras sempre in centro, a pochi passi dal precedente. Le cameriere sono graziose, in abito tradizionale e capelli raccolti in una treccia. Si possono scegliere tavolini all’aperto sulla strada pedonale (fa freddino e sono comunque tutti occupati), all’interno del locale con le vetrine completamente spalancate oppure al piano di sotto, in piccoli ambienti bui stile cantina. La via di mezzo è la nostra preferita.
I piatti del menù con foto sono invitanti e abbastanza intuibili. È d’obbligo: ordiniamo gli zeppelin che da soli già quasi ci saziano. Sono delle grandi polpette ovali di patata ripiene di carne. Sono gustosi ma non troppo, però davvero tanto pesanti e collosi. È necessario intingerli nella salsa a base di olio, maionese e carne simile a salsiccia per deglutirli agevolmente.
Incuriositi più che altro dal modo di servirla, prendiamo la crema di funghi in paiolo di pane. Sì, avete capito bene. Sembra un piccolo panettone al quale viene tagliato via il cappello per riempirlo di crema e poi richiuderlo. Originale!
Il piatto forte di Filippo è un filetto di manzo al pepe (Pipirinis didkepsnis), e vi assicura che di pepe e peperoncino ce n’era a volontà. La carne è completamente ricoperta di spezie e il contorno prevede verdure al forno e purè di patate a smorzare un pochino il piccante. La carne è cotta giusta, al sangue, come richiesto.
Io scelgo l’anatra (Poniska antienos krutinèlè), pennuto che adoro sin dai tempi in cui la preparava mio nonno, al forno, la migliore! La carne è ancora umida e morbida, cotta con la pelle a contatto della piastra. La salsa ai ribes non è propriamente nei miei gusti ma quando sono all’estero cerco di provare proprio tutto, e come mi viene proposto. Anche le meline al forno mi hanno lasciato perplessa al momento dell’ordinazione, e invece le ho trovate deliziose. Nel piatto anche le patate al forno, buone, cotte con la buccia che è talmente sottile che nemmeno si vede.
Non ho idea di dove trovare posto per il dolce ma Filippo insiste. Due fettone di salame di cioccolato ricoperto di crema di cacao amaro e scaglie di mandorle. Lo dividiamo. È una bomba calorica impegnativa!
La giornata a Trakai siamo diligenti e pranziamo veloce ad un bar prima di buttarci in una pedalata sul lago (pedalata nel senso di pedalò!). Prendiamo due Kibinai che sembrano leggeri quanto comodi da mangiare. Ma no! Somigliano a dei piccoli calzoni ripieni ma la pasta è più simile a quella sfoglia. Molto friabile all’esterno, l’interno resta abbastanza crudo e rovente insieme al ripieno che più si desidera. Dal pollo, al formaggio, dal mix di maiale e formaggio, a quello vegetariano, alla versione dolce.
Accompagniamo sempre tutto con l’ottima birra, che è la stessa birra scura della sera prima. Deliziosa e dissetante.
Per cena ci aggiriamo nel quartiere ebraico. Troviamo un pub, il Leiciai, dove assaggiare qualcosa di nuovo.
Iniziamo con una degustazione di formaggi locali. Discutibile. Dose eccellente ma senza alcuna salsa, mostarda, marmellata… diventano pesanti da mandar giù. Le qualità sono varie ma non per questo di gusto differente. Si somigliano tutti, gli speziati, gli affumicati, gli stagionati. Persino quelli di colore arancione e verde smeraldo (!!) Una manciata di arachidi sopra tutto “decora” il piccolo vassoio in legno. Questa volta non riusciamo a pulire il piatto!
Come main course arriva un tegamino colmo di sfilaccetti di carne in crema di birra (Jautienos juostelès). Molto buono, molto gustoso, decisamente particolare. Accompagnato da patate al forno e insalata mista.
La mia birra scura questa volta è deludente. Più simile alle solite servite in Italia, è fin troppo corposa per pasteggiare, completamente ferma e anche troppo calda per i miei gusti.
Il dolce ci risolleva il morale: col termine “tart” poteva arrivare di tutto. Invece è una morbida e calda torta, forse di mele, con gelato ai frutti di bosco. Buona, sempre da dividere con due forchettine!
Per l’ultimo pranzo prima della partenza troviamo il must di ogni nostro viaggio. Il locale che meno turistico non si può: il Vyno Ruselis.
Lo avvisto, per sbaglio, passandoci davanti in bici, in un vicoletto. Si entra e si va subito sotto terra. Caldo e buio come pochi. La cameriera, un donnone biondo in grembiule, ci guarda perplessi: qui nessuno parla inglese, nemmeno il menù. Ma noi mica ce ne andiamo!
Attraversiamo anguste stanze con altrettanto micro tavoli. La gente è stupita di vederci lì, senza dubbio e noi alimentiamo il loro stupore controllando curiosi ogni pietanza nei loro piatti. Ci sediamo all’ultimo tavolo di legno grezzo ed iniziamo a scrutare il menù. Qualche piccola assonanza la troviamo ma è davvero molto piccola!
Io non posso esimermi dall’assaggiare finalmente la decantata zuppa fredda di barbabietole. Fa impressione, non siamo abituati a mangiare qualcosa di fuxia acceso, ma è davvero buona.
Filippo opta per quella della casa, di cui non sappiamo bene identificare i componenti. Ovviamente altrettanto deliziosa. Spesso in Italia sminuiamo l’arte di zuppe, creme e minestre. Personalmente, cerco sempre di assaggiarle perchè non ne ho ancora trovata una con cattivo sapore.
Vogliamo portarci qualche pietanza lituana da digerire a casa, la sera, e allora scegliamo due piatti di maiale molto ben conditi. Molto!
Arriva un vassoio a testa, più che un piatto, con patate al forno, cetrioli, pomodoro e l’insalata di verza che tanto adoro e che a casa non riesco a riprodurre.
Troneggia tra le verdure un filetto di maiale letteralmente ricoperto, il mio da uovo, formaggio e bacon (Kiaulienos kepsnys su rukyta soninè ir suriu), il suo da una speziata salsa “caucasica” con cipolle e peperoni (“Kaukazietiskas” kiaulienos kepsnys). Valeva come un pranzo di nozze!
Anche qui la birra è squisita. Due bionde molto gustose e corpose, che sanno dissetarti anche accompagnando piatti così impegnativi.
Inutile dire che la spesa per questo pranzo è stata quasi ridicola, nettamente inferiore alle cifre degli altri locali. Basti dire che siamo stati sotto le 15€ in due.
Non abbiamo trovato street-food a Vilnius tranne alcuni ambulanti seduti su una seggiola lungo le rive del lago a Trakai. Vendevano kibinai e bicchieri di enormi mirtilli.
Le vie centrali della città sono affollate di ristoranti ma se guardate bene, molti sono caffetterie, dove i lituani, e molti turisti non italiani, sono soliti pranzare e anche cenare.
Birra, vodka e cappuccino a tutte le ore!
Informazioni su Vilnius.
Come funziona il noleggio biciclette a Vilnius.
2 comments
ciao, sono tornata da 2 giorni da vilnius con puntata Kaunas. purtroppo non ho trovato le prelibatezze che dicevi ma solo dei gran piatti pronti direttamente dal microonde. riponevo grandi speranze nelle patate e negli zeppelin ma himè…decisamente non ho mai sentito niente di peggio di questi zeppelin. in tutta la mia vita da viaggiatrice low cost mai mangiato niente di più schifoso. l’ho lasciato nel piatto, sembrava di plastica. mi sono salvata con le zuppe che erano commestibili perlomeno. a leggerti mi sa che ho cannato tutto. per fortuna c’era il mercato, quello storico al chiuso a pochi passi da casa. se torno, non lo so, andrò direttamente sul mare, vilnius mi è piaciuta il giusto e kaunas arrivando di notte sembrava una città deserta e con l’oscuramento. ti saluto, buon viaggio e complimenti per l’istinto di conservazione che hai dimostrato trovando tutti quel bei posti dove mangiare.
Accidenti, mi spiace molto per le tue brutte esperienze! Io non mi sono trovata affatto male con la cucina lituana. Ovviamente dopo alcuni giorni ci si stufa ma perchè non c’è altro Paese al mondo con la varietà gastronomica che abbiamo qui in Italia.
La città di Vilnius l’ho trovata adorabile. Mentre a Kaunas non ci sono stata!
Buon viaggio per il futuro 🙂