Disavventura alle Everglades, tra gli alligatori della Florida

Ho incontrato coccodrilli in diverse parti del Mondo.
In Madagascar, durante un giro in quad nell’entroterra dell’isola di Nosy Be;
in Kenya, durante il Safari allo Tzavo Park;
affiorare dal Nilo durante la mia crociera sul fiume egiziano.
Ma probabilmente l’incontro più ravvicinato ed emozionante è stato quello al parco dell’Everglades, in Florida.

Le Everglades sono una regione paludosa subtropicale situata nella zona meridionale dello Stato americano della Florida.
L’acqua che lascia il Lago Okeechobee nella stagione umida forma le Everglades, un’inondazione annuale, poco profonda e dal movimento lento, che può arrivare a 65 km di larghezza e ad oltre 160 di lunghezza, e scorre verso sud.
Quasi il 50% delle Everglades originarie sono state perse con l’avanzare dell’agricoltura.
Gran parte di ciò che resta è oggi parco nazionale protetto.

I territori dell’Everglades

Per molti anni un’accurata esplorazione del territorio dell’Everglades fu resa impossibile dalla fitta crescita di una particolare pianta, la saw-grass (erba-sega), dalle foglie col bordo seghettato e molto tagliente.
Poi, di contro, con l’avanzare dei territori dedicati all’agricoltura, è subentrata la minaccia della melaleuca, una assetata pianta i cui semi venivano sparsi da appositi aeroplani allo scopo di prosciugare le paludi. Questa pianta è infestante e senza alcun utilizzo, anzi, l’olio vegetale che produce è altamente infiammabile e aumenta quindi il rischio di incendi.
Pepe brasiliano e giacinto acquatico sono altre due specie che stanno danneggiando la flora endemica dell’Everglades: si diffondono rapidamente e sono difficili e costose da sradicare.

Il mimetismo dell’alligatore all’Everglades

Non solo piante sono state introdotte in questi umidi territori; sono stati infatti registrati alcuni incontri tra alligatori e pitoni birmani.
Il National Geographic Italia ha riportato la notizia che, nel gennaio dello scorso anno, l’ente governativo Florida Fish and Wildlife Conservation Commission ha indetto un torneo di caccia al pitone birmano – il 2013 Python Challenge – con premi in denaro per chi avesse riportato la maggiore quantità di pitoni morti.

L’arrivo all’Everglades safari park

In vacanza a Miami beach, una mattina scegliamo un gita che ci conduca direttamente dall’hotel al parco nazionale.
Raggiungiamo l’Everglades Safari Park a bordo di una jeep, percorrendo una strada a pagamento chiamata “Alligator Alley”. Il nome dice tutto!
Nel bel mezzo del nulla, tra canne, arbusti e acquitrini, l’Everglades Safari Park ci si presenta con un vistoso cartellone in legno e un coccodrillo cartoon-style colorato. Capiamo subito che sarà un’attrazione decisamente per turisti, ma il parco non fornisce alternative.

Bisogna formare dei gruppi di circa 10 persone, dopo l’acquisto del biglietto, e si attende il proprio turno curiosando in un negozio di souvenir. Interessati o meno a fare shopping – qualsiasi cosa vi venga in mente, a forma di coccodrillo – di sicuro dovrete acquistare una bomboletta di spray anti zanzare! E’ una scelta quasi obbligata, caldamente suggerita anche dal personale del parco. E vi giuro, vivamente suggerita anche da me, che abito ad un passo dalle risaie del Vercellese!

Gli airboat in attesa

All’orario precedentemente stabilito, ci si dirige tutti all’airboat che ci porterà a spasso tra canali e… coccodrilli!
L’airboat, per chi non avesse mai visto i vecchi inseguimenti del telefilm Miami Vice, ma anche di Orathio in CSI Miami, sono delle imbarcazioni appositamente studiate per questo particolare tipo di fondale paludoso. Hanno fondo piatto e liscio, per non incagliarsi quando l’acqua è molto bassa o impigliarsi nelle numerose piante acquatiche.
I passeggeri si posizionano su lunghe panche disposte orizzontalmente, come del nostro caso, oppure lungo i fianchi dello scafo.

Una diversa versione di airboat

Il guidatore sta su una specie di trespolo in una posizione sopraelevata sul fondo dell’imbarcazione. Comanda il timone attraverso una lunga sbarra e alle sue spalle gira una grandissima e rumorosa elica che permette la propulsione del mezzo. A volte è talmente potente da far sollevare la prua in accelerazione, ma purtroppo, come immaginerete, noi non l’abbiamo provato!
Anzi, il nostro avanzare è molto lento e il più silenzioso possibile, per non andare a disturbare esemplarti di coccodrillo che, se siamo fortunato, potremo ammirare nel loro habitat ideale.

Il nostro airboat in movimento

La fortuna non ci assiste molto e di coccodrilli forse ne vediamo giusto una schiena molto dubbia e simile ad un grosso tronco rugoso. Il clima non è particolarmente adatto oggi, sta per piovere ma il ranger non ha ancora finito di dircelo che viene giù il diluvio universale.
Siamo abituati ormai a questi improvvisi e devastanti acquazzoni di Miami, ne abbiamo già presi diversi in questa vacanza, ma stavolta è una vera disfatta.

Un airboat nelle palude

Siamo bloccati sull’airboat che in un attimo ha già raccolto 4 dita di acqua sul fondo, bagnati fradici senza possibilità di riparo sotto una pioggia che non ti permette nemmeno di tenere gli occhi aperti.
Avanzare con la barca è impossibile. Non ci resta che attendere, fermi tra i canali, a testa bassa per tanti motivi.
Tra i compagni d’avventura, casualmente, ci capita una famiglia americana con un neonato al seguito – ecco, non mi pare la gita più adatta – che tollera l’imprevisto ancor meno di noi e ce lo fa presente con grida sovrumane.

Insomma, da tour banalmente turistico si è trasformata in avventura strong per “uomini veri”.
Spiove e decidiamo di rientrare alla base senza prolungare il giro. Siamo esausti e coi nervi a pezzi. Le zanzare quadruplicano e con pelle e abiti inzuppati diventiamo molto appetibili.

Primo piano di un alligatore

Ma abbiamo ancora una chance per ammirare gli alligatori, sì, perchè qui ci sta una precisazione.
Alligatore e coccodrillo non sono propriamente lo stesso animale. I primi differiscono dai secondi soprattutto per la testa, più larga e corta, con un muso più tozzo. Altre caratteristiche riguardano le zampe, meno palmate negli alligatori, e una particolare intolleranza alla salinità: i coccodrilli infatti possono sopportare meglio l’acqua di mare grazie a ghiandole specializzate per il filtraggio del sale.

Ranger e alligatore

Qui abbiamo a che fare quindi con alligatori ed i rangers sono pronti a mostrarci come sono riusciti ad interagire con alcuni esemplari particolarmente “disponibili e affabili”.
Un semicerchio di gradinate ci accoglie attorno ad una gabbia che ospita tre alligatori di stazza media.
Un ranger, all’interno, ci mostra le loro reazioni a seconda dell’approccio che utilizza. Hanno un’apertura della bocca impressionante ma a stupire più di tutto è l’incredibile rapidità che dimostrano nelle fasi di attacco. Lenti e dall’aspetto addormentato, in un battito di ciglia di rigirano su se stessi e agguantano la preda senza più aprire le fauci. Non bisogna sottovalutarli mai.

Il baby alligatore che sta in braccio

Beh, tranne nel raro caso di trovarci in braccio un piccolo cucciolo docile e persino abituato alle mani estranee di centinaia di turisti. Con 3 dollari è possibile cullare tra le braccia questa grande lucertolina giusto il tempo per uno scatto fotografico.

Il nostro tour non è quindi andato tutto in fumo, anzi, in pioggia!

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