Cos’è la fanoja di San Giuseppe?
Per la festa di San Giuseppe, sul Gargano, si accendono i fuori. Fanoja si chiama, il falò che illumina, riscalda e intrattiene decine e decine di persone nella piazza principale del paese.
E il falò ovviamente è l’occasione ideale per fare festa fino a tardi godendo appieno delle tradizioni pugliesi. Cibo quindi, tanti tanti tanti gustosi piatti tipici da assaporare in piacevole compagnia, per strada, attorno al fuoco e accompagnati dalle musiche che risvegliano i ricordi popolari.
La festa della fanoja a Vieste
Quest’anno ho preso parte ai festeggiamenti della Fanoja di Vieste. Già la città in sè è davvero magnifica e affascinante. Metteteci questa atmosfera di festa, i suoni e i profumi della Puglia e tutto diventa davvero magico.
La sera del 16 marzo (anticipando il 19 – San Giuseppe) tutto è pronto. Un’alta catasta di legna è stata posizionata a regola d’arte al centro della piazzetta che costeggia il lungomare. Decine di stand alimentari la accerchiano e a lato, dove il suggestivo panorama delle case arroccate fa da sfondo, si trova il palcoscenico.
Il pubblico viene scaldato da un noto artista di musica reggae, poi la scena viene lasciata ai rinomati Cantori di Carpino che io ho avuto la fortuna di sentire suonare già a casa loro, sotto Natale, ama anche di incontrare in ambiente più famigliare.
Cos’è il caciocavallo impiccato?
Io mi ballo qualche taranta, coinvolta dal ritmo quasi ipnotico ma poi mi lascio distrarre dalla griglia sul quale si sta sciogliendo il famoso caciocavallo impiccato.
Sapete di che cosa si tratta? E’ una specialità pugliese: un grande caciocavallo podolico appeso ad una catena a pochi cm da una griglia con brace rovente. Il calore fa sciogliere il fondo del formaggio che, mano a mano, viene raschiato via con una spatola e spalmato su un crostino caldo.
Il profumo è davvero irresistibile e spesso il crostino viene completato con ‘nduja, tartufo, guanciale o altre delizie saporitissime.
La gastronomia proposta alla festa della fanoja non si limita però al caciocavallo. Orecchiette con cime di rapa, cicatelli, fagioli e cozze, pancotto e per concludere immancabilmente con una zeppola di San Giuseppe, ipercalorica.
Sono presenti anche laboratori di cucina tradizionale dove signore molto esperte ci lasciano mettere mano, in modo a volte disastroso, su spaghetti alla chitarra, orecchiette, etc…
Il falò viene acceso con maestria. La tecnica è impeccabile e infallibile mentre la sicurezza del folto pubblico accorso è garantita da una cinta di transenne e da volontari della protezione civile.
Il fuoco si leva alto e scalda nonostante il vento fresco che sferza la costa.
Si balla, mangia e beve fino a tardi e, magicamente, la mattina dopo la città è già stata ripulita e riordinata, pronta a restituire pace e tranquillità al pochissimo turismo che ha scelto questa primo periodo di primavera per godersi uno dei luoghi più gradevoli della Puglia.
Vieste mi ha davvero stupita.
Se volete prendere parte anche voi, il prossimo anno, alla festa della fanoja, restate informati tramite il sito del Comune di Vieste.
La festa della fanoja a Monte Sant’Angelo
Ma se volete immergervi nell’atmosfera di una fanoja ancor più tradizionale, raggiungete il piccolo borgo di Monte Sant’Angelo.
Dopo aver visitato l’affascinante grotta di San Michele Arcangelo, attendete le 19 quando le piccole piazze accenderanno i loro falò tra bancarelle e gruppi di ballo che sapranno coinvolgere anche i più forestieri come me, piemontese.