Fukushima e radiazioni. E’ una città pericolosa?

Un po’ per scherzo e un po’ per sfida, Fukushima era diventata un punto fisso del nostro viaggio in Giappone.

Qualsiasi cambio di programma avrebbe dovuto tenere conto di una tappa in questa città, divenuta tristemente famosa per il disastro nucleare del 2011 che pare abbia rilasciato nell’ambiente una dose di radiazioni maggiore a quella di Chernobyl del 1988.

Joko-ji (GoPro)

Joko-ji

Le aspettative erano quelle dell’italiano disinformato: città semideserta, gente malata, aria e cibo radioattivo…

Nulla di tutto ciò.

Lo shinkansen per Sendai si ferma alla stazione di Fukushima e scende più della metà dei passeggeri.

Saranno tutti così folli come noi?

Depositiamo le valigie alla stazione e ci rechiamo al punto informazioni.

Le addette ci guardano sbalordite: cosa ci sono venuti a fare due occidentali che non parlano nemmeno il giapponese fin qui?

Seigan-ji

Chiediamo a gesti di mostrarci i luoghi storici e turistici della città e, vistosamente impreparate, dopo averci mostrato un dépliant di Aizu Wakamatsu e di Izaka Onsen, sconsolate ci indicano la residenza Ogura, una sala da tè che per i soci organizza la cerimonia del tè ogni giorno…

Shingoin-ji

Insomma: possibile che in centro città non ci sia proprio nulla? Recuperiamo una cartina e partiamo da soli per la nostra camminata alla scoperta della città.
Male che vada, si prende il primo treno per Sendai.

Shinjoin-ji

La città è tutt’altro che deserta e lo si capisce già solo cercando di uscire dal centro commerciale della stazione: una fiumana di gente si accalca nei ristoranti e nei negozi di abbigliamento dei piani superiori.
Ma non è ancora ora dello shopping

Joko-ji

Puntiamo a sud, verso la zona dei templi,
Raggiungere forse l’unico luogo interessante, le immagini del Buddha scolpite nella roccia di Iwaya-Kannon nei dintorni di Fukushima, richiede l’utilizzo di due bus che né l’ufficio turistico né Google Maps conoscono, mentre le altre attrazioni sono tutte sparse a decine di chilometri di distanza da qui, difficili peraltro da raggiungere con i mezzi pubblici.

La prima impressione passeggiando lungo Heiwa-dori, però, è tutt’altro che negativa. Sarà il vento fresco che libera il cielo, il caldo sole di fine settembre, la gente allegra nei ristoranti e per strada: Fukushima è viva.

Passiamo davanti e sbirciamo dentro al Kozen-ji, al Seigan-ji e al Shinjoin-ji, considerati templi minori per raggiungere il maestoso Juko-ji un tempio shintoista che non ha nulla da invidiare a quelli di Kyoto.

La residenza Ogura (che era peraltro chiusa) non ci è apparsa nulla di che, ma svoltato l’angolo, dietro all’albero più antico della città (avrà almeno 200 anni, che dite?), il lungofiume è un posto davvero rilassante.

Lungo fiume Abukuma

A pochi metri dal caos del centro città, la natura sembra essersi ritagliata un angolo tutto per sé: le case basse che si affacciano sul fiume Abukuma, sembrano voltargli le spalle e la passeggiata sulle sue rive è tutta per noi.

Okitamacho

È ora di fare shopping lungo Okitamachō, la via dello struscio, che tutte le sere dopo le 17 si trasforma nel paradiso dello street food.
Non ci sono centri commerciali: in questa via sopravvivono ancora le piccole botteghe, i fiorai e i ristoranti storici di Fukushima.
Entriamo in un negozio ovviamente a tema gatto (!) e da bravi gattari lo svuotiamo.

Ancora qualche istante per un pasto veloce alla stazione ed è tempo di partire.

Ne è valsa la pena?

Fukushima ad esser sinceri non ci è sembrata nulla di eccezionale, tuttavia ha saputo stupirci con la sua semplicità.
Templi nascosti e poco considerati (persino dagli stessi addetti al turismo), una rilassante passeggiata sul fiume per poi concludere la giornata a Okitamachō, per un po’ di shopping.

Forse avendo avuto più tempo o conoscendo il giapponese, avremmo potuto visitare e scoprire più cose, ma le sei ore del deposito bagagli finiscono più in fretta di quanto si pensi!

Arte a Okitamacho

 

Ci accontentiamo di questa toccata e fuga e di esser stati tra i pochi, se non gli unici, viaggiatori italiani ad esser venuti qui negli ultimi 5 anni, forse soltanto per sfidare le fantomatiche radiazioni (che in realtà non esistono) o poter sfatare il falso mito di Fukushima città fantasma.

Per chi volesse approfondire il discorso sicurezza, qui il link della recente esperienza fatta da Stefano Iacus, professore ordinario di Statistica dell’Università di Milano, nel corso di uno scambio culturale con l’università giapponese.

Related posts

Curiosità del viaggio sul treno proiettile in Giappone

I migliori luoghi da visitare a settembre

Vietnam e Cambogia: viaggi attraverso i patrimoni mondiali

6 comments

Carlo 18/11/2015 - 23:26

E queste foto sono fotomontaggi… http://www.podniesinski.pl/portal/fukushima/

Filippo 23/11/2015 - 16:41

No, non credo affatto che siano fotomontaggi. Esiste ancora oggi una Zona Rossa interdetta ai civili che si estende per un raggio di 20km intorno alla centrale (che comprende il paese disabitato delle foto in cui vive un uomo che, per sua scelta, ha deciso di non abbandonare i suoi animali). La città di Fukushima non è sul mare, ma nell’entroterra e dista 70km dalla centrale. La città è stata investita da un picco di radiazioni (sotto ai livelli di guardia e pari in mSv all’esposizione di un esame TAC-total body) solo in concomitanza dello tsunami, tanto che la città non è mai stata evacuata, né è mai scattato alcun allarme radioattivo.
La gente tende spesso a confondere (un po’ per ignoranza della geografia, un po’ perché ingannati anche dalla cattiva informazione) la prefettura di Fukushima (regione) con la città di Fukushima.

Carlo 29/11/2015 - 19:37

Ecco, forse avresti dovuto specificarlo nel post e non contribuire anche tu alla disinformazione o all’ignoranza delle persone facendo credere che le radiazioni fossero scomparse (se a maggior ragione sai che la gente confonde!) e non ci fosse nessuna zona vietata a causa delle elevate radiazioni.

Filippo 29/11/2015 - 21:10

Infatti l’ho fatto, nel post ho parlato di Fukushima città, che molte persone poco informate generalizzano ancora adesso con la prefettura. Non ritengo, quindi, di aver contribuito alla disinformazione, quanto piuttosto ho dimostrato – andandoci di persona – che la città è viva (e abitata) come sempre e non ha risentito affatto del disastro nucleare avvenuto a 70km di distanza.
Poi ognuno può credere in ciò che vuole e pensare che la foto di un paese disabitato all’interno della zona rossa rappresenti il centro di una città di 300mila abitanti, capoluogo dell’omonima prefettura…

Carlo 27/10/2015 - 14:44

Fantomatiche radiazioni?!?!? Manca solo sapere che il nucleare fa bene alla salute e che la popolazione è stata allontanata per sfizio!

Filippo 27/10/2015 - 18:39

La città di Fukushima non è mai stata evacuata, nemmeno nei momenti più critici del disastro nucleare. L’indice di radiazioni in città (a 70 km dalla centrale nucleare) non ha mai subito oscillazioni oltre i limiti di guardia.
Ad oggi permane un’area off-limit nell’arco di 20km dalla centrale nucleare, e una zona di sorveglianza per altri 20 km.
L’informazione è un diritto, poi ognuno può avere una sua opinione.
Saluti!

Add Comment