Sbarcare nel Sultanato dell’Oman può darti la sensazione di trovarti in una nazione appena nata, soprattutto se si proviene da un Paese confinante, lo Yemen, dove invece prevale l’aspetto di un territorio lasciato immutato nei secoli.
Consegnati i passaporti alle autorità doganali, si riceve una “tourist card” valida per il soggiorno.
Quello che colpisce subito di Mascate, la capitale, è il suo stile urbanistico. Strade ampie, viali bordati da palme, giardini curatissimi con aiuole fiorite, strutture moderne ma anche di architettura islamica e, soprattutto, una grande pulizia ovunque.
Per una fumatrice come me è stato davvero arduo trovare dove mettere il mozzicone della sigaretta. Ho rimediato con un pacchetto vuoto.
I taxi sono nuovissimi e anch’essi pulitissimi, sembrano appena usciti dalla concessionaria.
Si contratta il prezzo, come ovunque, ma qui ti sconvolge la base su cui lottare. L’autista ci ha chiesto 16O$ per 6 ore e non eravamo abituati a queste cifre. Ma sono arabi anche loro e adorano contrattare. Ce la caviamo con 6O$.
Prima di partire, però, bisogna sottostare ad un rituale che si ripeterà diverse volte: dal bagagliaio sono uscite bottiglie d’acqua con le quali ci siamo lavati piedi e sandali, alla bell’e meglio, perchè anche i tappetini devono restare immacolati. Siamo stupiti ma ci adeguiamo.
Fa molto caldo e, tutto sommato, è stato piacevole.
L’autista è giovane, molto curato nella sua veste candida, parla un buon Inglese ma non ci dà molte occasioni per ascoltarlo. Ci propina musica araba ad alto volume unita ad aria condizionata refrigerante ma poco salutare.
La meta è la Grande Moschea ed è grande veramente, immensa. Tutto quel bianco sotto la luce del sole è abbagliante.
L’ingresso è gestito da personale abile, svelto e inflessibile. Non sappiamo come comportarci ma veniamo prontamente separate dagli uomini e indirizzate verso uno stanzone dove alcune donne, dopo una veloce occhiata per decidere la taglia, ci consegnano le classiche vesti nere e un velo.
Tantissime tuniche sono accuratamente piegate e poste su una scaffalatura a muro. Il velo mi preoccupa un po’. Chissà quante lo hanno già indossato! Ma poi mi dovrò ricredere.
Adesso le scarpe. Sono solo sandaletti ma vorrei ritrovarli all’uscita. Alcuni, più previdenti, hanno portato dei calzini, io no. Poco male, il nostro autista ci farà certamente lavare i piedi, al ritorno.
Il cortile interno è immenso e ci si muove agevolmente nonostante il gran numero di persone.
La pavimentazione è formata da grandi lastre bianche quadrate e quelle centrali sono decorate con intarsi floreali azzurri e beige che interrompono la tonalità monocromatica dello sfondo.
Il porticato che delimita il cortile offre un piacevole riparo al sole cocente.
L’interno della moschea lascia senza fiato. Non sai cosa guardare per primo.
Il pavimento? Si cammina lungo una corsia delimitata da corde per non rovinare l’immenso tappeto di 4343 mq. E’ il secondo più grande al mondo! 70 mq X 60 mq.
Fatto a mano sul luogo (impossibile trasportarlo) da una manifattura iraniana, pesa 21 ton e ha richiesto 4 anni da lavoro.
Le pareti, gli archi e le volte sono interamente ricoperti da splendidi lavori di intarsio e mosaici floreali. Le gente, e non solo turisti, si guarda attorno in un discreto silenzio. Alcuni sono accovacciati e pregano.
Il mio velo continua a scivolare e a scoprirmi i capelli e una spalla, ma vengo subito rimessa a posto. Come avrà fatto a vedermi?
I lampadari sono prodotti in Germania. Speravo venissero da Murano! Sono opere frutto di una magistrale abilità artigianale e sono anch’essi immensi. Uno diverso dall’altro, riflettono la luce da migliaia di coloratissimi cristalli.
Potresti rimanerci per ore e ancora non basterebbero, ma per noi il tempo è scaduto.
Si recuperano i sandali e si restituiscono le tuniche che vengono accatastate, in attesa di lavaggio.
Fuori ci aspetta l’autista con le bottiglie d’acqua pronte per il pediluvio.
Ancora adesso mi domando perchè tutta questa magnificenza sia prerogativa degli uomini per il loro culto. La moschea delle donne è molto più piccola, certamente meno fastosa e quindi poco importante: uno dei tanti aspetti della cultura islamica.
[starbox id=MRosa]
2 comments
SCUSAMI, FORSE C’E’ UN ERRORE, NON CAPISCO: NELL’ARTICOLO SI PARLA DELLA MOSCHEA DI MASCATE, MA NELLE FOTO E’ RAFFIGURATA QUELLA DI ABU DHABI, NE SONO CERTA PERCHE’ L’HO VISITATA DUE VOLTE, E ALCUNE MIE FOTO SONO IDENTICHE A QUELLE QUI SOPRA…
Ciao Federica… è probabile che mia mamma, autrice del post, si sia confusa. Le chiedo subito conferma 🙂 Grazie.