Guardo le due bamboline in legno e stoffa che rallegrano il mio salotto. Sono colorate, divertenti, curate fin nei minimi dettagli… E ancora mi chiedo: ma perché non le ho comprate tutte?!
È che quando sono in viaggio cerco di trattenere un pelino la mia smania di shopping. La valigia deve restare sotto un certo peso e muovendoci spesso ho sempre timore di danneggiare gli acquisti.
Per non parlare di quelli gastronomici che, statisticamente, trovo a frotte nei primi due giorni di viaggio.
Le nostre tappe in Cina erano ancora molte ma resistere tra le botteghe degli hutong di Pechino non è stato affatto facile.
Oltre a queste graziose bamboline, tutte diverse l’una dall’altra che per sceglierne due c’è voluta un’ora, l’intero quartiere mi ha rapita con artigianato molto interessante.
La Cina fino a quel momento non ci aveva riservato grandi acquisti. A parte i grandi magazzini di Shanghai dove il piano terra era dedicato a bigiotteria dozzinale e oggettistica scadente, da portarci a casa come ricordo non avevamo trovato praticamente nulla.
Beh, agli hutong c’era tutto. Ecco cosa non dovete farvi sfuggire!
Davvero degno di nota il bellissimo negozio di ventagli. Tutti fatti a mano, in carta di bambù magistralmente dipinta, o in stoffe leggere e pizzi. Tutti perfettamente curati e minuziosamente rifiniti. Con nappine decorate di perline, custodie abbinate e confezioni regalo in vero stile orientale.
I prezzi non erano molto alti ma i pezzi più caratteristici erano grandi e delicatissimi, con rappresentazioni di panda e pavoni, e non avrebbero fatto una bella fine nel nostro bagaglio.
Ho dovuto tristemente desistere anche quando sono rimasta a bocca aperta davanti a decine e decine e decine di servizi da tè. Piccoli, bombati, dipinti in toni pastello o lasciati al naturale, in terracotta.
Non avrei davvero saputo scegliere, i prezzi erano molto invitanti. Dimensione e peso purtroppo non adatti. Mi piange ancora il cuore.
Ho ripiegato su due bellissime tazze da tè grandi, stile mug, in ceramica, con filtro interno e coperchietto. Una bianca con rappresentazione floreale e una più china style, blu profondo con un dragone dorato.
Non è possibile visitare la Cina e non portarsi a casa le più varie tipologie di tè aromatizzato. Qui abbiamo scelto gelsomino e ginseng rigorosamente in foglie e venduto sfuso all’interno di adorabili contenitori cilindrici in cartone colorato. Già solo quelle confezioni mi attiravano come il miele attira gli orsi.
E per scegliere l’aroma preferito, il negoziante ci ha deliziato con una dimostrazione del rito del tè.
Molto lontano dalla nostra rapida routine bollitore-tazza-stomaco, la cerimonia del tè prevede diversi passaggi, ognuno coi suoi giusti tempi, dove vengono impiegate molte particolari piccolissime tazzine e teiere prima di offrire all’ospite la bevanda pronta.
Mi raccomando, non si zucchera mai!
Un altro imperdibile oggetto di artigianato sono le sciarpe in seta dipinte a mano. Attenzione a non confonderle con quelle stampate in serie, molto economiche e vendute a pochi yuan ammonticchiate nei cestoni.
Quelle belle sono sempre ben piegate ed esposte appese alle pareti con cura e precisione. Al tatto si riconoscono subito: sono lucide e quasi impalpabili. Il bello è che sono tutti pezzi unici.
Ne ho scelta una verde oliva con caratteri cinesi dipinti sopra in rosso e oro. È molto delicata ma non passa certo inosservata nelle rare occasioni in cui posso indossarla.
Se riuscite a trovare l’uscita da quei vialetti della perdizione, magari soddisfatte con le vostre borse in mano, vi servirà un po’ di relax sulle sponde del laghetto che, in tutto e per tutto, pare uscito da una cartolina orientale.
Salici e vegetazione che coprono la riva ricadendo verso l’acqua, piccoli ponticelli ricurvi con turisti e passanti affacciati a scattar fotografie, pedalò a forma di cigno che danno quel tocco di kitsch al paesaggio.
Potete farvi massaggiare collo e schiena dai numerosi ‘esperti chiropratici’ che vi attendono sul lungo lago già forniti di sgabellino.
Avendo problemi alla schiena era un terno al lotto: o mi sistemavano a vita o dovevo cercare un volo di rientro in Italia la sera stessa. Il loro stile irruente e deciso non mi ha incoraggiata, non ho osato rischiare.
Potete sperimentare la bicicletta ‘trindem’ perchè i cinesi sono un popolo così numeroso che il tandem non era più sufficiente!
Approfittate dell’originale mezzo per curiosare tra i vicoli dell’antica Pechino.
Non lasciatevi scoraggiare dall’aspetto molto povero e trasandato: sono le più antiche costruzioni della città, risalenti al 1300 sotto la dinastia Yuan, e la loro particolarità è quella di esser costruite e posizionate seguendo diligentemente le regole del Feng Shui.
Non rinunciate all’enorme palla di zucchero filato e magari anche ad una mela caramellata: dovete recuperare gli zuccheri persi nello shopping e nella pedalata!
Concludo con un consiglio: tenete da parte alcuni contanti per il taxi del rientro e praparatevi a conquistarlo con le unghie e coi denti perchè dalle 16 in poi la gente abbandona gli hutong in massa per tornarci poi la sera, nei numerosi locali coi panoramici dehor sul tetto.