Non avevo promesso nulla a voi, non avevo promesso nulla a Filippo, non avevo promesso nulla a mia madre… la discesa in bici lungo la Carretera de la Muerte era nei “forse” di questo viaggio.
Dipendeva da diverse cose. La nostra condizione fisica a causa dell’altitudine, il riuscire a far combaciare perfettamente tutte le tappe del viaggio fino a quel giorno ma soprattutto il convincere me stessa a tentare un’impresa simile.
Chi mi conosce o mi legge sa che la bicicletta non è propriamente il mio mezzo ideale. Non brillo in destrezza sulle due ruote diciamo, soprattutto nelle inversioni di marcia.
Ma non è questo il caso visto che la speciale escursione prevede una quasi perenne discesa in picchiata giù per una delle strade più pericolose al mondo. Niente dietro-front, anche se presi dal panico si cambiasse idea!
Scegliamo la bicicletta full suspension, la migliore, la più affidabile, spendendo circa 100 bob in più, ma è stata una scelta azzeccata! Prenotiamo il “tour” la sera prima, alle 23, appena arrivati a La Paz dopo un viaggetto non molto rilassante da Copacabana. Colpa di Filippo che approfitta del mio stato di semi incoscienza dato dalla stanchezza.
La notte è già tragica. Sono agitatissima, preoccupata di tutto!
La mattina mi sveglio ben prima dell’orario pattuito. Altro che altitudine, il mio fiato è corto per la grande tensione, mi si legge negli occhi. Con le ginocchia tremanti e le mani sudate raggiungiamo il punto di partenza a 4800m, La Cumbre, insieme ad altri 10 viaggiatori guarda caso tutti europei. L’intero equipaggiamento viene fornito dall’agenzia e il momento della vestizione ci vede tutti impacciati e silenziosi. Gilet, copripantaloni, guanti, ginocchiere e gomitiere, casco da cross. Fa freddo, tira vento forte e teniamo addosso la giacca pesante.
Si monta in sella. I primi metri sono rivelatori… sto in piedi: bene!
L’altitudine non mi crea alcun problema e mi faccio guidare giù dalla strada asfaltata lasciando scivolare via gran parte della paura accumulata. I copertoni sull’asfalto sono l’unico rumore che sento e i primi 20 km li percorro quasi in un battito di ciglia ammirando la serpentina della strada che si snoda di fronte a me, con l’aria frizzantina che punge il naso.
Qualche tappa intermedia per scattare foto panoramiche e poi ci attende uno snack: panino con uovo, CocaCola e dolcetto al cioccolato.
Risaliamo tutti sul pulmino per raggiungere ora la parte sterrata, la più impegnativa, la vera carretera de la muerte. Il clima è già completamente cambiato. Mi tolgo giubbotto, pile e maglia termica. Resto in maniche corte, sentirò ancora meglio l’aria dell’alta velocità sulla mia pelle.
Ritorna la paura però quando vedo le condizioni della strada. Non so voi ma la ghiaia mi rende molto instabile sulle due ruote. E qui non si parla di ghiaia ma di ciottoli di roccia tagliente grandi quanto un’arancia che formano a volte strati spessi anche più di una spanna. Il sentiero è stretto, meno di due metri e sul lato sinistro si apre un precipizio così profondo che a fatica si intravede il fondovalle. Come se non bastasse siamo letteralmente immersi nelle nuvole che rendono l’atmosfera ancor più surreale e tenebrosa.
Sulla carretera de la muerte il senso di marcia è inverito, per il semplice fatto che chi scende deve essere facilitato nel controllare millimetricamente l’esatta posizione della sua ruota esterna rispetto al precipizio. E così anche noi, anche se pare davvero innaturale, ci lanciamo in una infinita discesa, lasciando correre le ruote a pochi centimetri dal vuoto.
Le impervie montagne ci fiancheggiano e la vegetazione aumenta ad ogni stretta curva a gomito.
Ci fermiamo al famoso punto panoramico chiamato Curva del Diavolo. Qui la strada modifica improvvisamente la sua direzione causando così negli anni passati numerosi incidenti nei quali camion e automobili finivano direttamente in fondo al precipizio.
Numerosissime croci disseminate lungo il percorso ci ricordano che per noi oggi è un divertimento ma che questa “infernale” strada è stata un pericolo mortale per tantissimi boliviani.
Incontriamo anche una bellissima cascata che si fraziona attraversando foglie e fronde e cadendo su di noi come una fine pioggerella che in alcuni punti ci fa proprio il bagno!
Una guida apre il gruppo e viene seguita con entusiasmo ed incoscienza da quasi tutti gli uomini della combriccola. Sembrano incollati al suolo come una calamita. Io prendo il mio tempo e la confidenza con la bici aumenta di pari passo con la velocità.
Il divertimento è un mix di adrenalina, paura, emozione, consapevolezza di quanto è speciale quel che sto vivendo!
Per chi è ancor più spaventato di me, una buona sicurezza è data dal pulmino che chiude il gruppo. Chiunque si sentisse troppo stanco o cadesse, può salire sul mezzo e la bicicletta viene caricata sul tetto. Una ragazza portoghese ne ha approfittato già dopo il primo chilometro!
Il caldo aumenta e sentiamo che il traguardo è vicino. Ma ecco l’ostacolo che mi fa capitolare: due torrenti, uno di seguito all’altro, che ci tagliano la strada, proprio in curva.
Cerco di prendere velocità, mi butto più convinta che posso ma il secondo è davvero troppo profondo. Almeno metà ruota viene sommersa d’acqua, la mia bici rallenta e… si ferma… ed io crollo mestamente nelle limpide e rinfrescanti acque.
Pazienza, da 4800m siamo giunti a 1200m, ormai il piccolo paese di arrivo si intravede e ci meritiamo i giusti festeggiamenti con birre peruviane, strizzando scarpe e calze e sentendoci tanto fieri di noi!
12 comments
Bravissimi! Nonostante vada in mtb quasi tutti i giorni, la discesa mi terrorizza! Non sò se ce la farei!
E quando hai le mani che fanno così male da dover mollare i freni per forza…
Ciao Greta, posso chiederti con quale agenzia hai fatto questa esperienza?
Ciao Daniele, l’agenzia con cui abbiam fatto la Carretera è la No Fear Adventure che ha sede a La Paz in Calle Santa Cruz 242, vicino a Sagarnaga. Consigliatissima! 😉
Chissà che adrenalinaaaaaaa! ma che paura… :O
Io nella penultima foto sceglievo le pozzanghere!!!! 😀
Se comandi bene la bici potevi scegliere anche quei 20 cm di terra e pietre tra dx e sx… ma diciamo che anche io puntavo molto verso le pozzanghere, eh eh eh… 🙂
Belloooooo Greta, quasi quasi mi hai fatto venir voglia anche a me!!
Ti giuro che sarei scappata a gambe levate fino a 10 secondi prima… Poi quando ho visto la parte “brutta”… Però alla fine ero fierissima di me e ora è un ricordo unico!!
che bella esperienza Greta, mi hai fatto venire voglia di superare la paura e lanciarmi anche io!
Dai che tu vai in bici come su una Formula 1!! 🙂
ma ho paura dei dirupi e dei burroni 😀
he he he fobia condivisibile…