Un tuffo nelle più famose spiagge della California

Il nostro on the road californiano ci fa percorrere una delle strade panoramiche più emozionanti al mondo, la Pacific Coast Highway. Alla nostra sinistra: il mare! E l’auto si riempie di entusiasmo!

Da San Diego a San Francisco, per 830 chilometri circa, ci attende una inforcata di spiagge mitiche.

Gelido tramonto a Carlsbad

Ma prima trascorriamo la serata a Carlsbad con il tramonto sulla spiaggia più freddo che io ricordi. Romantico eh, ma…
La cittadina non offre molto al calar del sole, se non una squisita bistecca al sangue in steak house.

Surf ad Aliso Beach

In una magnifica giornata di sole raggiungiamo Aliso Beach, nella Ocean County e, non me ne vogliate, colpa della mia generazione, mentre prendo il sole canticchio tutto il tempo la sigla del telefilm O.C. cercando di immedesimarmi un pochino in quel mondo fatto di lusso e ville.

In realtà, veniamo linciati con lo sguardo quando, ingenuamente, chiediamo una birra al bar della spiaggia. Mi sono sentita un corriere della droga al controllo doganale. La peggior feccia.
Ebbene, anche se maggiorenne da un bel pezzo, non è possibile acquistare nè bere alcolici in luoghi pubblici. Figuriamoci una spiaggia fighettina affollata di adolescenti con muta e tavola da surf sottobraccio!
Certo che la gettonatissima Dr Pepper è davvero imbevibile!

Artisti a Huntington

Arrivati ad Huntington, dopo essere impazziti per trovare parcheggio, scopriamo esserci una festa cittadina con musica e bancarelle.

Chi osa assaggiare i peperoncini più piccanti? Ah io no di certo, preferisco incantarmi davanti ad una abile e velocissima pittrice che personalizza tavole da surf in miniatura, da appendere al muro. Mi incanto e… poi ne acquisto una, ovvio!

Non importa che ora sia, adulti e bambini mangiano di tutto, dai classici come zucchero filato e croccanti di nocciole a panini imbottiti di spaventosi intrugli fluorescenti. Marsh Mallows si nascondo sotto ogni fattezza, umana e non.

Noi facciamo gli alternativi e concludiamo la giornata in un ristorante giapponese. Che poi tanto alternativi non siamo visto che all’interno è affollato di agguerriti tifosi che di destreggiano tra chopstiks, boccali di birra e canti da hoolingans davanti a mega schermi posizionati ovunque. C’è la finale NBA….

Passeggiando a Long Beach

Non siamo grandi amanti del sole cocente e della tintarella e veniamo accontentati da un giugno mediamente freddo in California, che ci accompagna in gradevoli visite in maglietta e pantaloncini.
A Long Beach ci attende la Queen Mary, nave storica trasformata oggi in hotel con zona museo a pagamento. Al suo fianco, un po’ bistrattato, ingiustamente, giace lo Skorpion, sottomarino russo dal fascino irresistibile. Io e Filippo ci guardiamo: la scelta è fatta. Si scende!

E’ la mia prima volta in un sommergibile. Un misto di ansia da claustrofobia e presa coscienza di quanto poco io sia atletica tra scalette ripidissime, scavallamenti di paratie e boccaporti, gimkane tra valvole e brandine…

Eppure mi piace e lo rifarò al volo al Lennusadam, l’interattivo museo del mare di Tallinn.

La mattina dopo ci alziamo presto (incredibile!); è da dedicare a Venice Beach che è così particolare e fuori dal mondo che ve la racconterò in un’altra occasione, tutta per lei.

A Santa Monica ci attende una fastidiosa pioggerella. Crea un’aura nostalgica sul luna park del molo ed enfatizza il suo stile vintage e retrò. Ma ve ne parlo meglio qui: “La fine della Route 66: siamo al molo di Santa Monica.”

Sul pontile di Malibù

Il giorno seguente, giunti a Malibù, parcheggiamo lungo la strada e ci infiliamo il costume in auto mentre gli immancabili surfisti buttano un occhio considerando prassi comune quel che invece noi facciamo con furtivo imbarazzo.

Poi un attimo di delusione. Patriottico e fotogenico il pontile avvolto in un numero infinito di bandiere a stelle e strisce ma poi?
Poi più nulla. La giornata è ventosa, ovviamente, e siamo a giugno… dove sono la folla di bikini striminziti, di bicipiti stra lucidati, di life-guards scattanti con boa rossa al seguito?

La spiaggia e la fauna che ci circonda non sono nè più e nè meno di quel che trovereste ad Alba Adriatica in un pomeriggio di inizio settembre. Noiosetto… ma siamo a Malibù!

Squalo di terra? Eccolo!

La sera ceniamo a Santa Barbara, in un locale in cui la cameriera è entusiasta di sfoderare con noi un italiano invidiabile. Non abbiamo il tempo di fermarci e goderci il mare, così ne approfittiamo per tuffarci in una bottega vintage via l’altra.
Quell’inconfondibile odore di usato che ti porta subito alla mente una giacca di renna o una borsetta di pelle che ha affrontato un po’ troppa umidità nella sua lunga vita. Poi telefoni, vecchi monili, dischi in vinile e scarpe di vernice.

Non so chi effettivamente si porti a casa qualcosa, i prezzi variano dal ridicolo all’inaccettabile, eppure ci si fa strada a fatica tra scaffali e scartoffie da quanta gente ci sta curiosando insieme a noi.

Tramonto sul molo di Monterey

La salita verso San Francisco, il nostro capolinea californiano ma, in questo caso, anche dell’intero viaggio negli States dell’ovest, prosegue e si conclude con Monterey. Una città-rivelazione.

Anche qui non facciamo vita da spiaggia ma la serata al vecchio molo è la degna conclusione di un viaggio davvero magnifico. Tramonta il sole sulle barche ormeggiate e sul nostro itinerario, così fitto e variopinto. Il legno logoro scricchiola sotto ogni passo e ci conduce ad un ristorante dalla fama ineccepibile. Scegliamo un menù degno di una conclusione col botto: linguine allo scoglio e astice.

Cena di pesce a Monterey

E’ tutto perfetto, romantico con quel tocco di esotico eccentrico dato dalle grida curiose della famiglia di foche che abitano la zona bassa del pontile, a pelo dell’acqua.

Fa freddo, il vento è fastidioso ma non gli lasciamo modo di rovinarci l’atmosfera. Ci godiamo ogni minuto fino alla fine prima di avviarci verso San Francisco, una città capolavoro che lascerà quel gusto dolce in bocca, anche se giunti alla fine.

 

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