I Parchi dell’Ovest on the road
Arrivando da Las Vegas…
Prima fermata, lo splendido Bryce Canyon, in Utah. Guglie di terra friabile, che si accendono di rosso con la luce del sole, fan da padrone in questo paesaggio incantevole. Uno spettacolo da non lasciarsi scappare in quanto sono destinate ad erodersi del tutto! I punti panoramici sono tre – Inspiration Point, Sunrise Point e Sunset Point – e la visita merita un paio d’ore, soffermandosi anche alcuni minuti al curioso market che vende tutto il necessario per escursionisti e campeggiatori.
Passiamo la notte al Pines Motel, poco distante dal parco. Non ci sono molte alternative, è il nostro primo motel sulle strade americane e siamo un po’ tesi. Si rivela intimo e accogliente, interamente in profumatissimo legno.
La strada è poco trafficata, siamo praticamente nel nulla e per fortuna il motel è affiancato ad un ristorante nello stesso stile, affollato di motociclisti. L’ottima cena alla steak house, a base di T-bone, baked potato, birra e torta di mele calda con gelato, è perfetta per la fresca brezza che si è alzata all’esterno. Ci ripariamo nella nostra stanzetta felici e soddisfatti!
Tutto un altro panorama ci regala il più noto Grand Canyon che raggiungiamo qualche giorno dopo. Qui a lasciare a bocca aperta sono ovviamente le dimensioni. Si perde a vista d’occhio con una larghezza di 16 km e una profondità di 2.682 mt. Ha diversi view point dislocali sulla South Rim e raggiungibili con bus navetta che partono nel piazzale dove è possibile visitare un piccolo museo a tema. Più volte al giorno viene proiettato, in una sala adibita, il video che spiega molti dettagli interessanti sulla formazione di questo immenso spettacolo della natura.
La visita merita almeno un’intera giornata. Oltre al museo, da non perdere la torre panoramica, da risalire con una scala a chiocciola interna.
Se si è molto fortunati è possibile imbattersi in un puma all’interno delle foreste che si attraversano in auto.
La scelta per il pernottamento purtroppo non è molto ampia e di conseguenza il prezzo è poco economico. Abbiamo scelto il Canyon Plaza Resort molto curato appena al di fuori del parco. Camera da letto e soggiorno molto grande. La piscina a disposizione, della quale non abbiamo usufruito.
La sera, contro le normali medie stagionali, siamo scesi a sfiorare gli zero gradi. Altra cena in steak house che non ci stanca mai. Appena fuori dall’hotel. Probabilmente la migliore cena del viaggio e la migliore steak house della nostra vita!
Lungo la strada è facile imbattersi in paesi o semplici dettagli che rubano la nostra attenzione.
Panguitch (Utah) ha fatto innamorare Filippo. Un piccolo paese di cowboys che proprio durante il nostro passaggio sta festeggiando la riapertura del vecchio cinema-gelateria fermo agli anni ’50! Con tanto di torta-scultura, tipica USA, assistiamo alla preghiera per l’inaugurazioni. Proprietari e cittadini molto ospitali ed entusiasti dell’avere per l’occasione due Italiani a cui offrire gelato e far firmare il libro dei visitatori. Pare di esser stati catapultati in una puntata di Happy Days!
Casualmente nella mattinata si svolge anche il mercatino dell’usato, con banchi improvvisati lungo la strada cittadina che è grande quanto una nostra autostrada. C’è tutto il paese a vendere qualcosa, dagli oggetti più inutili e malandati a vere e proprie chicche come uno storico orologio CocaCola che ci tira la gola ma non acquistiamo perchè il viaggio è ancora lungo e temiamo di danneggiarlo.
Viviamo una realtà completamente diversa dalla nostra. La gente guida enormi pick up, indossa jeans, camicia a quadri, stivali e cappello. Un aduto chiacchiera con un bambino chiedendo informazioni sulle sue ultime cavalcate: “… perchè andare a cavallo è molto importante, ragazzo!” si raccomanda il signore barbuto con la saggezza del cowboy navigato.
Siamo euforici e affascinati. Assorbiamo ogni dettaglio.
A Kanab (Utah), di nuovo, ci fermiamo quasi per sbaglio. Siamo in viaggio, abbiamo fame e ci fermiamo ad un Mc Donald’s. Appena risaliti in auto, attira la nostra attenzione un negozio di souvenir con strane rocce azzurre all’esterno. Ci fermiamo. Curiosiamo.
Acquistiamo un originale magnete e, affianco al negozio, ci troviamo il Movie set museum. Cos’è? E’ l’esposizione di numerosi set cinematografici di film western, in gran parte interpretati da Clint Eastwood. Ognuno dei classici edifici in legno usurato – prigione, maniscalco, saloon – e ancora perfettamente arredato.
E’ permesso gironzolare da soli tra le scenografie, e d’0bbligo è una capatina al negozio di oggettistica country. Bellissime le bandane con la bandiera degli Stati.
Cortez (Colorado) è un’altra piccola città che ci è capitata lungo il cammino.
Tra le emozioni più belle di un viaggio on the road è proprio poter apprezzare quel che ti capita davanti senza averlo programmato!
Edifici in pietra old style e grandi petunie colorate ovunque. Classica sosta al fast food di turno e poi passeggiata tra banca, cinema, barbiere, come vivessimo in vecchie foto seppiate.
Anche Cortez ha il suo piccolo museo storico, con anziane signore simpatiche e cordiali, che attaccano bottone facilmente per spiegarti una vecchia cartina o modellini in scala.
Attraversando i territori delle popolazioni Navajo (Nativi americani) fotografiamo enormi cisterne di acqua, pozzi petroliferi e derrik, auto d’epoca perfettamente conservate (tra cui una splendida Gran Torino) e tanti bovini che pascolano tranquilli.
Non ci facciamo mancare una breve sosta ad un casinò indiano. La struttura ricorda quella di un Teepee (tenda tipica) e all’interno è ancor più buio dei numerosi casinò di LasVegas. L’ambiente è molto triste e squallido. Noi visi pallidi veniamo guardati di sbieco dalla manciata di indiani, opachi e solitari, seduti nel silenzio delle slot machine. Usciamo quasi subito.
Risaliamo in auto Le distanze tra un paese e l’altro sono immense e non possiamo permetterci di saltare nemmeno una pompa di benzina!
La sosta a Page (Arizona) ci permette di ammirare uno degli spettacoli più belli della nostra vita: l’Horse shoe bend, una curva a ferro di cavallo del fiume Colorado, di un intenso verde smeraldo, scavata in profondità nella roccia.
È ampiamente ripagata la scarpinata che dall’auto ci conduce al punto panoramico. Il sentiero è scosceso, in pieno sole, con massi appuntiti che spuntano dalla sabbia che, alzata dal rovente vento, graffia piedi e gambe. Non sapendo la distanza da percorrere, e sottovalutandola, non abbiamo dietro neanche una goccia d’acqua da bere. Il rischio serpenti non fa viver tranquillo Filippo.
Poi arriviamo al baratro, senza quasi accorgercene, guardiamo giù e lo stupore ci ripulisce: freschi come una rosa. E quasi le lacrime agli occhi!
A pochi km si può visitare, a caro prezzo purtroppo, imposto dalla Riserva Navajo proproetaria del sito, l’Antilope Canyon coi suoi suggestivi giochi di luce. Ottenere degli scatti simili alle incantevoli fotografie professionali in circolazione non è così semplice. Principalmente per il fattore ‘giusta luce’ che si gode appieno durante una manciata di minuti al giorno.
Un’altra attrazione della zona, ma questa volta non a formazione naturale, è Lake Powell, un lago artificiale, appunto, creato dalla mastodontica diga Glen. Prendete una mezzoretta per salire sulla diga. L’imponente struttura lascia a bocca aperta con un dislivello dell’acqua di 221 metri.
Inoltre, all’interno, si può sfruttare l’occasione per ottenere qualche info riguardo la zona da tabelloni informativi, riproduzioni in scala, materiale storico e ingegneristico, col supporto di guide in carne ed ossa.
La sera, Page offre locali per tutti i gusti dove troverete sicuramente la cena che più vi stuzzica. Noi scegliamo una steak house con rustico gruppo sonoro di cowboys. Insalata mista a volontà nel buffet e ottima T-bone steak al sangue. Salsa barbecue e boccale di birra non possono mancare. Al tramontare del sole i gradi scendono il giusto da farti godere appieno di una sostanziosa cena e ti regalano un buon sonno, in uno dei tanti motel che offre il paese.
Altra famosa tappa che non poteva mancare è la Monument Valley: la vedi quando sei ancora a km di distanza, sulle strade senza fine e semi deserte con il miraggio di ‘Fata Morgana’ sull’asfalto.
Monoliti rocciosi si ergono su una pianura desertica di un colore rosso fuoco. La sabbia è calda e ottimo habitat per serpenti e scorpioni… ma non ci spaventiamo e un po’ in auto, un po’ a piedi “gironzoliamo” fra queste immense statue della natura, chiamate con nomi di animali: elefante, cammello… a seconda della loro forma!
I turisti ci sono (qui incontriamo quasi tutti gli italiani incrociati nell’intero viaggio) e probabilmente siamo anche numerosi, ma lo spazio ed il terreno sono così vasti che sembriamo piccole e rade formichine, disperse e a testa in su per ammirare le alte e massicce formazioni rocciose intorno a noi.
A pochi km troviamo ristoro in un piccolissimo paesino chiamato Mexican Hat per una roccia dal singolare aspetto simile ad un sombrero messicano.
Il Sant Juan Inn è un rustico hotel arroccato sulle rive rocciose del fiume da cui prende il nome. È possibile, se in loco è presente l’addetto, ‘volare’ da una sponda all’altra del fiume aggrappati ad una carrucola, lasciandosi cadere con le gambe penzoloni.
Da non farsi scappare la carne cotta sulla griglia dondolante sul fuoco. Tipo una culla che, ondeggiando lentamente, quando passa dal centro viene avvolta dalle fiamme della brace sottostante. La sosta al piccolo villaggio ci ha regala un tramonto da sogno e un buon sonno cullati dal rumore dell’acqua!
Foto goliardiche di rito al Four Corners, un preciso punto del territorio USA dove si incrociano 4 Stati: Colorado, Utah, Arizona e New Mexico.
Lo abbiamo conosciuto grazie ad una puntata dei Simpson che, in viaggio, hanno fatto sosta nel punto dove, per lasciar nel vago come loro solito, si incrociavano ben 5 Stati.
Qui nulla è gratis, gli Indiani non vendono soltanto vasi e collanine ma hanno capito come sfruttare le bellezze dei loro territori.
Poi, suggestiva visita al parco nazionale di Mesa Verde, Colorado (ne parlo anche QUI), dove antichi insediamenti di nativi americani sono stati portati alla luce da giovani cowboys, molti anni fa. Piccolissime ma funzionali mini-città scavate nella roccia per ripararsi da predatori e soprattutto da vento e neve molto abbondanti nella zona!
Una tappa insolita per i turisti italiani, suggeritaci da un amico (grazie Mario!), che ci ha portato fuori dai soliti schemi, facendoci arrivare anche a Durango, Albuquerque e Santa Fè, in New Mexico, dove riconsegniamo l’auto a noleggio.
Non avevo mai sentito parlare di Durango. Con la sua suggestiva atmosfera, si passeggia tra saloon e calessi, accompagnati dal fischio del treno! Unico rimpianto: aver dovuto rinunciare al tour sul vecchio treno panoramico, che da Durango porta a Silverton, per mancanza di tempo. Un pittoresco treno “a carbone” che dalle sue grandi vetrate mostra panorami impervi e selvaggi, con binari effetto “legno vecchio” e un macchinista con cappellone e fischietto!
La fresca cittadina montana è pulita e ordinata, con giardini pubblici curatissimi e un torrentello impetuoso che tra attraversa.
Si può cenare in un saloon serviti da bellissime cameriere con giarrettiera o in un ristorante tex mex con piatti che abbondano di cheddar e peperoncini piccantissimi.
C’è persino un curioso negozio che per 365 giorni l’anno vende articoli natalizi. Surreale!
Passiamo la notte al Knights Inn Hotel: comodo, pulito, basico ma con un gradevole “pacchetto compliments” molto ben fornito.
Non da meno Santa Fè ed Albuquerque. Nelle loro old town (città vecchia) gli edifici somigliano tanto a casette di sabbia e questo look desertico si amalgama perfettamente coi freschi e coloratissimi giardini pubblici che offrono ristoro dal sole e spettacoli di artisti di strada
…
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9 comments
Che meraviglia, è uno dei viaggi che più sogno di fare!!
Ps. mi piace molto il logo del blog con il gatto nero 😉
E’ stato il mio primo on the road e ci ho lasciato il cuore. Ps: grazie, è in onore della mia gattina Cloe… <3 Ho visto che anche tu sei una grande appassionata di mici!
E’ stato il mio primo on the road e ci ho lasciato il cuore. Ps: grazie, è in onore della mia gattina Cloe… <3 Ho visto che anche tu sei una grande appassionata di mici!
che viaggio!
quest’anno, dopo 2 anni, tornerò anche io ad ovest per un altro tour!
non vedo l’ora…è stata un’esperienza incredbile!
a presto!
Eh sì, quel mese negli USA è stato magico. Stracolmo di cose. Da fare, da vedere…
Dopo i parchi abbiamo visto Durango, Santa Fe e Albuquerque. Poi abbiamo volato a Los Angeles e ci siam risaliti la California con breve tappa a Tijuana.
Fammi sapere che tappe hai scelto questa volta!
Bellssimo viaggio..io feci lo stesso giro per la mia laurea nel 2004 e ne sono stata entusiasta!
Sì, restano tutti molto soddisfatti di queste mete. Ho sentito delusioni solo da alcuni partecipanti a tours organizzati, magari per viaggio di nozze. Bisogna farlo in autonomia, altrimenti si perde troppo tempo e si saltano chicche fondamentali!
Brava Gret! Viaggio ben dettagliato e belle foto.. E’ il mio sogno di viaggio da anni
Grazie Cate! E’ un viaggio che ci ha segnato. Un’emozione dietro l’altra. Ineguagliabile! Se poi lo abbini a Las Vegas e alla California… il top!