Da #InViaggioColMedico, in occasione del nostro viaggio a Kos nel Dodecanneso, sono tornato ad essere un semplice Medico in viaggio.
Non potevo certo esimermi dal rendere omaggio al padre della medicina, Ippocrate di Kos, di cui ho avuto l’onore di pronunciare il giuramento, una tradizione che dura da oltre 2000 anni.
Già solo sedere nel giardino di Ippocrate, sotto il platano secolare all’ombra delle cui fronde, vuole la leggenda, il grande medico-filosofo teneva lezioni di medicina ai suoi discepoli, mi ha fatto scorrere un brivido lungo la schiena. Un’emozione unica, simile a quella avuta da molti miei Colleghi e amici che si son recati in quel luogo, quasi come se il grande maestro fosse ancora lì sotto al piccolo tempio dell’antica agorà a volerci insegnare qualcosa.
Quanti anni ha il maestoso platano? Nessuno lo sa. C’è chi dice ne abbia solo 700, chi invece 3000 per dar forza alla leggenda. L’unica certezza è che oggi versa in cattivo stato di salute e i segni della malattia e della vecchiaia iniziano a farsi vedere e sentire.
Ma se vogliamo parlare di luoghi magici, bisogna prendere uno scooter e spostarsi un po’ fuori dalla città di Kos, nell’entroterra, per visitare il sancta sanctorum della medicina ippocratica: il tempio di Asclepio (Asklepieion– Asklepion- o Tempio di Esculapio, a seconda delle cartine).
[box type=”shadow”]Giuro per Apollo medico e Asclepio e Igea e Panacea e per tutti gli dei e per tutte le dee, chiamandoli a testimoni, che eseguirò, secondo le forze e il mio giudizio, questo giuramento…[/box]Asclepio era il dio greco della medicina (Esculapio per i romani), e nell’isola di Kos vi era uno dei più grandi templi a lui dedicati.
In realtà Asclepio non era un vero e proprio dio (per i greci un semidio figlio di Apollo, per i romani un mortale): secondo la mitologia osò sfidare gli dei, resuscitando il corpo di Ippolito con un’erba magica consegnatagli da un serpente e per questo oltraggio fu fulminato da Zeus.
Nella mitologia Asclepio è simboleggiato con un bastone su cui è avvolto un serpente, il caduceo (da non confondere con il caduceo con ali e due serpenti incrociati, simbolo di Hermes-Mercurio, dio del commercio – forse per questo in USA è stato volontariamente scelto il secondo per simboleggiare i medici?).
L’Asklepieion era nell’antica Grecia l’equivalente dell’attuale Lourdes. Un luogo magico e religioso dove venivano portati i malati più gravi sia per ricevere le cure dei sacerdoti che per ascoltare l’oracolo del dio.
Il complesso sacro, costruito (tra il IV sec aC e il III sec dC) su un ripido versante della montagna che domina Kos, è costituito di tre livelli. Fu scoperto all’inizio del 1900 da un archeologo tedesco (R. Herzog), ma furono gli italiani, nei successivi decenni di occupazione, ad avere il merito di ripulirlo e metterlo in sicurezza per consegnarlo così come lo si vede oggi.
Appena varcato l’unico ingresso, sulla sinistra catturano l’attenzione le maestose terme romane, ancora in piedi e immancabili in un luogo di cura del corpo e dell’anima: accoglievano gli infermi per la preparazione fisica e spirituale.
La stoà a forma di P greca (Π) che delimita la terrazza inferiore, conteneva delle nicchie, forse adibite a camere per i malati più contagiosi (lebbra o sifilide).
Quando i malati erano considerati “pronti” dai sacerdoti, venivano prima condotti lungo il muro di sostegno ove erano ricavate delle nicchie con statue divine, una fontana miracolosa e numerosi tempietti (oggi è rimasto solo più quello di Xenofonte a destra della scalinata), quindi fatti salire al secondo livello (il più antico) e portati a dormire nella notte vicino al tempio ionico di Asclepio, probabilmente la stessa Casa dei Sacerdoti era un ospedale.
Si dice che il dio comparisse nei sogni portando guarigione o suggerendo la cura adatta che i sacerdoti avrebbero poi somministrato.
Accanto al tempio ionico, sede di continui scavi, soggetto di numerosi scatti fotografici è il tempietto corinzio, l’unico con le colonne ancora in piedi.
All’ultimo livello vi era il tempio principale in stile dorico, di cui non rimane più che l’altare.
A questo tempio, cui in passato potevano accedervi solo i sacerdoti, oggi i comuni mortali come noi possono godere di una bellissima vista che spazia fino alla Turchia.
Appassionati di archeologia o semplici turisti, non aspettatevi molto da questo tempio: ci va molta fantasia (e 4€) per camminare tra le rovine e immaginare il complesso come poteva sembrare nel suo massimo splendore.
Già, perché il complesso sacro, nel medioevo, ha fornito materiale edile per la costruzione di tutti i castelli dell’isola, in particolare per quello di Kos: oggi non rimangono che le terme (in pietre e malta), le fondamenta e i pezzi “scartati”, dai Cavalieri dell’Ordine di Gerusalemme prima e dai Veneziani poi, abbandonati in mezzo agli alberi.
A meno che non abbiate una guida, un piccolo opuscolo in inglese consegnato insieme al biglietto dovrebbe sostituire i grandi cartelloni (forse più completi?) ormai scoloriti e resi illeggibili dal sole.
Il periodo migliore per visitare Asklepieion è senza dubbio ad inizio estate, quando nell’isola di Kos si tiene il Festival Ippocratico.
Da giugno e per tutto il mese di luglio nel tempio si rende omaggio a Ippocrate con rappresentazioni in costume, concerti ed eventi culturali.
Sembra che in occasione del Festival la popolazione dell’isola resusciti il tempio, come Asclepio fece con Ippolito. Per fortuna, i fulmini di Zeus sono stati sostituiti dai più sicuri e spettacolari fuochi d’artificio!