Attracchiamo al porto di Tauranga la mattina presto. La notizia ci aveva raggiunto la sera prima direttamente dall’Italia, con alcuni amici che ci chiedevano notizie, ma non ci saremmo aspettati di trovarci al porto al fianco della Ovation of the Seas: immensa, bellissima!
Sbarchiamo titubanti. L’annuncio all’altoparlante menzionava la sospensione delle escursioni organizzate dalla nostra nave per la giornata odierna. Era confermato soltanto il tour della cittadina di Tauranga.
Noi avevamo tutt’altri progetti. Tauranga e il Distretto di Rotorua sono sempre state la tappa più ambita per noi in Nuova Zelanda, quella potenzialmente più interessante sia a livello naturalistico e culturale.
Qui si possono vedere i bellissimi geyser ed entrare in contatto con l’affascinante cultura Maori, simbolo della Nuova Zelanda.
Ci siamo diretti verso il Distretto di Rotorua, a circa 1 ora e 30 di auto, per visitare un centro maori, stupirci dinnanzi ad un rovente geyser e sorridere con un simpatico kiwi.
Ora è difficile non pensare ai corpi di quei viaggiatori che ancora non sono stati recuperati o addirittura nemmeno trovati. Il vulcano è instabile, sono possibili nuove eruzioni, attualmente è ancora molto pericoloso ed il rischio di tornare sull’isola per il recupero dei cadaveri sarebbe davvero troppo alto. Qualcuno non verrà ritrovato mai.
Probabilmente avremmo scelto anche noi l’escursione sul cratere del Whakaari ma il destino ha voluto che raggiungessimo la località il giorno seguente l’eruzione del vulcano neozelandese.
Il destino, la fortuna, il caso. Io penso sempre che, a casa come in viaggio, siamo sempre dove dobbiamo essere.
Potrei risultare superficiale, insensibile, incosciente. In realtà mi sento solamente un po’ triste.Non spaventata perchè “poteva capitare a me” ma mortificata perchè è capitato a qualcun altro. Qualcun altro che, come me, amava tanto viaggiare, scoprire, provare, vivere…
E la sua nave, l’Ovation of the Seas, è rimasta lì, per giorni, ad attendere il suo ritorno, invano.
Abbiamo assistito ad una cerimonia in lingua neozelandese, sul molo. E’ stata toccante nonostante noi non conoscessimo le vittime, nè gli altri “abitanti” della nave Royal Caribbean.
Tutti i passeggeri hanno assistito alla funzione affacciati ai balconi delle loro cabine, dai ponti o direttamente sulla banchina come noi. Erano presenti i compagni di viaggio delle vittime, tutto l’equipaggio dell’enorme nave da crociera che conta circa 4500 ospiti più 1500 membri della crew; erano presenti gli ufficiali e le televisioni neozelandesi.
Ed eravamo presenti anche noi, proprio lì dove il caso ci ha voluti, il giorno dopo la tragica eruzione del vulcano di White Island.