Ti sto per raccontare, in modo nudo, crudo e sincero, una delle esperienze pi toste che mi siano capitate in viaggio. Non ho più voluto ripeterla. Sono comunque felice, ora, di averla fatta.
A pochi metri da Djemaa el-fna, a Marrakech, entrando in una delle tante stradine della medina (conoscete i riad, le bellissime residenze marocchine?), abbiamo scelto un hammam locale per testare qualcosa di vero e non puramente turistico.
L’esperienza è stata forte.
La mia esperienza in un hammam tradizionale in Marocco
Io entro da una piccola porta, Filippo da un’altra, affiancata, molto più grande e piastrellata di blu. Un uomo, da una fessura grigliata mi chiede 70 dirham e mi dà un bigliettino. Entro nella stanza successiva dove una anziana donna mi ritira il biglietto e mi parla decisa in arabo. Nessuna sapeva una parola di inglese, francese, figuriamoci italiano. Partiamo bene.
Capisco di dover uscire nuovamente per acquistare in un negozio sapone nero e guanto per lo scrub.
Piccolo problema: gli altri soldi li aveva mio marito, entrato nell’altro hammam, a me vietatissimo.
Dopo qualche minuto di smarrimento mi giunge in soccorso un ragazzo “promoter” dell’hammam con in omaggio il necessaire. Rientro. Pago altri 5 dirham per un telo pulito. Ed intuisco di trovarmi già nella stanza spogliatoio, con sedie l’una contro l’altra dove lasciar abiti ed effetti personali.
L’anziana mi fornisce di secchio e mestolo e mi indirizza nella stanza successiva dove appendere l’asciugamano. Con indosso solo gli slip raggiungo altre 6/7 donne, due di loro ci lavorano, più due bimbe piccole. Alcune in slip altre completamente nude, sedute o coricate a terra, su un pavimento in marmo, inclinato in una direzione per far scorrere l’acqua.
Non ho la minima idea di cosa devo fare. Mi guardano, parlano a voce altissima con tono che pare incazzato nero. E nemmeno capisco se ce l’hanno con me. Sorrido come un’ebete e mantengo questa espressione per l’intero “trattamento” camuffando come meglio posso (malissimo) il generale disagio.
Due mani sulle mie spalle e mi siedono a terra, in mezzo a loro che continuano a strofinarsi alcune noncuranti, altre dimostrando curiosità nei miei confronti.
E si parte con l’insaponatura, dal collo ai piedi, con questo famoso sapone nero che pare più grasso per motori. Sempre seduta a terra, tra le gambe aperte della “massaggiatrice“, che mi rigira a suo piacimento. Sempre a gesti vengo fatta alzare e subito risedere in una stanzetta a lato, ancora più buia, poco più fresca, dove anche le piccole bambine venivano sottoposte a trattamenti irruenti. Erano stranamente molto più tranquille e fiduciose di me.
Temendo di esser stata dimenticata, ma con un fondo di sollievo, facevo capolino per controllare come si svolgevano le cose tra le habituées e copiare qualche movenza.
Vengo richiamata all’ordine ed è il momento dello scrub. Il guanto che ho portato pare una grattugia e mi porta via non solo la prima, seconda e terza pelle, sotto la forza massiccia delle strofinature di una inserviente decisamente corpulenta. Mi tiene ferma, inglobata nel suo seno xxxxl, con la schiena e poi mi corica completamente a terra. Poggio la mia testa sulla sua coscia come fosse uno di quei cuscini cilindrici orientali, sempre xxxxl. Divento viola e la mia pelle rotola via con tanta abbondanza da esser derisa dalle altre. La mia abbronzaturaaaaaaa, noooo!!
Arrivano secchiate di acqua bollente a tradimento come gavettoni a ferragosto, e a nessuno importavano i miei gesti per preservare l’acconciatura. Secchiate di acqua anche in faccia e via di trucco da clown, così oltre a tutto il corpo ora bruciavano anche gli occhi. Le mie espressioni allucinate tenevano buone, divertendole, le due bimbe.
Tra lo scrub e il massaggio finale vengo abbandonata a me stessa di nuovo per una decina di minuti. Due giovani donne del posto mi sorridono, intenerite, e una mi passa una scodella colma di poltiglia rossa. L’odore è della paprika e mi viene suggerito di cospargermi l’intero corpo. Ok, lo faccio, va bene. Mi risciacquo da sola ma mio malgrado lo stesso passaggio viene ripetuto appena torna chi si sta “occupando di me”.
Manca più solo il massaggio… ed io ingenua che leggendo su blog e brochure mi aspettavo un bel lettino tiepido con profumi essenziali…
Con le solite maniere spicce vengo fatta coricare a pancia in giù, nella solita acquetta di sciacquo di tutte, e devo ammettere che il massaggio, durato non più di 5 minuti, è stato il passaggio più soft di tutto il trattamento. Fronte e retro. Definitivo addio alla mia piega, ma era il meno.
Un estremo saluto dato con un’ennesima secchiata allargandomi gli slip tipo “bimbo in spiaggia per togliere la sabbia” e via, sono apposto!
Mi asciugo, mi rivesto. Esco in strada, stordita e con tanta voglia di rivedere mio marito che a quanto pare ha vissuto un’avventura simile con aggiunta di stretching estremo. Nonostante la scarsissima igiene, ci sentiamo freschi e leggeri come piume, ma anche il mio orgoglio si è alleggerito di molto. Oltre alle mie cellule morte si era così annientata anche gran parte della mia autostima.
La nota positiva? In strada ho incontrato le due donne della poltiglia rossa. Tunica e velo attorno al capo, secchiello con shampoo e guanti scrub, mi hanno regalato un timido sorriso e un “aurevoire” facendomi sentire speciale. Accolta, in quel mondo straniero.
12 comments
Ciao ci provo lo stesso anche se vedo che il post è di qualche anno fa…sai dirmi qualcosa dell’esperienza di tuo marito? nel senso cosa intendi quanco dici” incaprettato durante il massaggio”?? ahahaha
inoltre i trattamenti venivano fatti da uomini o da donne? presumo che i due spazi siano totalmente divisi..grazie mille
Ciao Alessia. Dunque: ci sono proprio ingressi e locali separati per i due sessi, come fossero due hammam differenti. Non comunicanti.
C’è una mossa di massaggio particolare che ricorda la posizione dell’incaprettato: pancia in giù e gambe piegate verso la propria schiena. Nell’hammam degli uomini entrano rigorosamente solo uomini e quindi i massaggiatori sono sempre uomini. Altro? 🙂 Buona esperienza!
Andiamo a maggio a Marrakech, ti ricordi il nome dell’hammam ed indirizzo? Grazie
No mi spiace, era una hammam disperso nella medina ma comunque molto vicino a Djamaa El-Fna. Non aveva nome all’esterno, non era turistico. C’erano due aperture nel miro senza porta, uno per le donne e uno per gli uomini. Mi dispiace. Ma è sufficiente tu cerchi nella media un hammam non pubblicizzato. Buon viaggio.
Ho avuto un’esperienza molto simile e brusca in un hammam a Urfa nell’est della turchia… Un po’ imbarazzante, perché è stato un discreto ‘maltrattamento’, ma in effetti alla fine stavo benissimo!
E’ esattamente quello che ha detto Filippo uscendo dall’hammam maschile. Io mi sono sentita leggera come una piuma ma anche bianca come un morto!
Però mi consola molto sapere di aver condiviso a distanza questa esperienza “parzialmente traumatica”! 🙂
nooo non ce l’avrei fatta…anche io sarei morta dalla vergogna.
Io ne ho provato solo uno a Milano e già non mi aveva fatto impazzire, sempre per la questione di scarsa igiene che anche tu hai citato.. Non fa per me devo dire…
Hihi… ho provato un senso di umiliazione incredibile. Forse perchè non capivo davvero un tubo. Già era ben diverso da tutti i racconti che avevo sentito fino a quel momento, poi unica turista, nessuna lingua in comune, tutto nuovissimo…
Ah ah ah, anche io ho fatto la stessa esperienza proprio a Marrakech. E anche io ho avuto l’impressione che fosse più una grattuggia che un guanto! Diciamo che in italia siamo molto, ma molto più delicati 🙂
Detto addio all’abbronzatura tanto protetta, forse lo scrub è stato ancora la parte meno angosciante… Forse… Anzi, no, tremendo!!!
Oddio che racconto assurdo! Posso solo immaginare come ti sei sentita, io sarei impazzita di vergogna conoscendomi… davvero un’esperienza surreale 🙂
Farah pazzesco!! In tanti sono convinti di esser stati in un hammam tradizionale solo perchè erano in Marocco. Io non ho idea di come sia sopravvissuto mio marito nella sua esperienza forse ancora più strong dato che l’hanno pure incaprettato durante il “massaggio”…