Arriviamo dalla Cina e il mondo che si apre ai nostri occhi appena usciamo dall’aeroporto è completamente diverso. Seppur ancora lontani anni luce, ci sentiamo un pochino più vicini a casa quando intravediamo i primi negozi, le prime birrerie.
Ahhh sì, una bella birra seduti su uno sgabello, tavolo di legno e arachidi da sgranocchiare… quei piaceri di cui la Cina ci aveva privato ma che non avevamo certo cancellato dalla nostra mente. Forse vere e proprie necessità.
Un viaggio ti porta a scoprire di tutto, il più possibile del Paese che stai visitando, ma diciamocelo, qualche vizio ci sta sempre bene! Qualche dettaglio che ci faccia sentire anche un po’ in vacanza!
Le vie del centro di Hong Kong sono chiasso e luci. Un fiume di pedoni sui marciapiedi e auto sportivissime che sfrecciano a tutto gas rombando tra i grattacieli. Ferrari, Lamborghini, Porsche… Pare di essere nel film Fast and furious quando si fermano al semaforo, pronte per una partenza razzo!
Le piccole e ripide viuzze con market di nicchia, negozietti di antiquariato e mercati ortofrutticoli si trasformano in un attimo in superstrade che si intrecciano fra loro. Altissime sopraelevate con passaggi pedonali infiniti ti portano dove vogliono loro perchè ‘scendere o uscirne è impossibile’.
In questa città-Stato non ci sono particolari monumenti, templi, musei… la vera attrazione di Hong Kong è Hong Kong: una città affascinante e stupefacente in ogni suo angolo.
La stranezza che più ci ha incuriosito
è stata la ‘sfilata’ di donne e ragazze tranquillamente distese su parei, teli o anche cartoni lungo gran parte delle sopraelevate pedonali coperte. Non erano mendicanti ma se ne stavano lì a far nulla, a piedi scalzi.
Alcune dormivano, altre si mettevano lo smalto alle unghie, la maggior parte mangiava da contenitori stile pic-nic. Un’abitudine che, lì per lì, cozza molto con lo stile della città.
Da non perdere è la salita al Victoria Peak, simbolo della città.
Una lunga coda per aspettare la funicolare che porta fino in cima. Somiglia ad un cable car di San Francisco ma non ci si appende assolutamente fuori! È necessario rimanere seduti al proprio posto e tenersi saldi alle maniglie perchè il tragitto è ripidissimo e la forza di gravità sembra un macigno che ti schiaccia verso valle.
È possibile effettuare la lunga salita anche a piedi. Scorgo dal finestrino la panoramica scala ma è davvero infinita e mi chiedo chi possa avere il coraggio di affrontarla. Pare nessuno.
All’arrivo ci attende uno strano edificio diventato uno dei simboli di Hong Kong.
La Peak Tower vista dall’esterno dà l’impressione di essere un’opera artistica più che architettonica.
È strana, curiosa con la sua forma che sfida le regole della logica e anche un po’ della gravità.
Quando ci si trova all’interno invece pare un comune edificio, anzi, un moderno centro commerciale con scale mobili che ti conducono a piani e piani di negozi di tecnologia e souvenir. Non mancano le caffetterie, i ristoranti e uno dei due Hard Rock cafè della città (solo shop, però).
Vi segnalo un negozio molto carino: Doma. Tutta mini oggettistica in gran parte tecnologica a prezzi convenienti. Non resisterete e sono anche perfette idee regalo. Se riguardo il mio piccolo omino viola con gli occhiali da sole (mini cassa audio potentissima) mi mangio le mani per non averne comprato un intero esercito!
Se riuscite a non perdere l’intera giornata affascinati da oggettistica irresistibile, prima o poi arriverete alla cima dell’edifico: una gigantesca terrazza con doppio panorama mozzafiato.
Da un lato, il più ampio, siamo di fonte all’intera città. Enorme. La fitta vegetazione della ripida collina che lascia gradualmente il posto a palazzi e grattacieli, sempre più numerosi e compressi. L’harbour, e poi ancora palazzi a perdita d’occhio. Anche i più alti grattacieli perdono la loro imponente presenza da lassù e diventano parte integrante del panorama. Siamo stati fortunati, il cielo è abbastanza limpido mentre è frequente trovarsi dinnanzi una Hong Kong completamente immersa nello smog.
Dall’altra parte, il mare. Al crepuscolo. Anche qui una bella fortuna perchè i colori tenui rendevano l’orizzonte ovattato e paradisiaco, così in contrasto con “la sponda metropolitana”.
La terrazza è grande ma le ringhiere sono affollatissime e non è semplice guadagnarsi un buon posto per scattare fotografie. Cina o non Cina non importa: anche qui sono tutti fotografi. E con mega teleobiettivi e cavalletti di 2 metri!
Ridisceso il Victoria Peak siamo giusto in tempo per salire su un ferry boat e raggiungere la sponda opposta del Victoria Harbour. Ormai è sera e sta per iniziare il famoso e quotidiano spettacolo di luci sullo skyline della metropoli.
Una mole di gente impressionante, difficile trovare posto per sedersi sulle gradinate predisposte ad hoc.
Vi consiglio di tenere duro e restare in piedi, appoggiati alle balaustre.
D’un tratto veniamo ‘destati’ prepotentemente da una musica elettronica che dà il via allo spettacolo.
I principali grattacieli della sponda opposta si illuminano di chiassose luci al neon, variopinte e a intermittenza. È un po’ difficile trovare un nesso tra la musica e i giochi di luci ma tutto sommato lo spettacolo coinvolge ed è certo molto appariscente!
In grave astinenza da sushi, abbiamo discutibilmente pranzato e cenato per ben tre volte di seguito in un frequentatissimo sushi bar. Il Sushi Express ha prezzi più convenienti della media, ottimo pesce e una formula mai vista prima: un’ora di tempo per consumare tutti i piattini trasportati dal rullo pagandoli circa 1€ l’uno. Una cena a tempo!
In Italia non so se avrebbe successo!
Noi però ci siamo trovati molto bene e la varietà del pesce ci ha stupito. Tonno a volontà, capesante e altre particolarità molto rare nei nostri ristoranti giapponesi.
Il pranzo della domenica però è speciale. Incontriamo una coppia di amici, abitanti di Hong Kong, conosciuti un paio di anni prima in agriturismo a San Gimignano. Nel frattempo hanno avuto una bambina e ci organizzano un brunch domenicale, come si usa da loro, nell’elegante ristorante di un centro commerciale affianco al nostro hotel Kimberley, nel quartiere Tsim Sha Tsui.
Se non fossimo accompagnati da loro non sapremmo ordinare assolutamente nulla. Il menù è un foglietto giallo con scritte piccolissime impostate stile quiz, con la casellina da barrare affianco. Ovviamente solo in ideogrammi.
Anche traducendoceli gentilmente in inglese, per noi è tutto incomprensibile e sconosciuto, così lasciamo l’ordine in mano a Francis e Karen e in pochi minuti al tavolo inizia ad arrivare di tutto.
Piccoli piattini che contengono altrettanto mini porzioni. Tutti i commensali al tavolo si devono servire dagli stessi piattini da portata usando le chopsticks comuni. Niente ha un aspetto conosciuto ma noi non ci tiriamo indietro e alcune specialità le troviamo davvero gustose ed interessanti.
Diciamo che l’unica portata che ho avuto l’istinto di risputare nel piatto è stato un dolce, credo, somigliante a piccoli marsh mallows immersi in un liquido simile a latte di cocco caldo. Terribili. Eppure Karen ne andava follemente ghiotta!
Un’esperienza bellissima che purtroppo, per non risultare maleducati o fastidiosi, non abbiamo documentato a dovere.
Acquistare elettronica a Hong Kong
Se siete appassionati di elettronica o più semplicemente è giunta per voi l’ora di sostituire il vostro cellulare dell’anteguerra, valutate seriamente di farlo a Hong Kong. Moltissimi piccoli negozi vendono pc portatili e navigatori ma è sugli smart phone che farete gli affari migliori.
Persino gli Apple Store qui hanno prezzi più bassi e sicuramente troverete i modelli più nuovi, introvabili in Italia.
Informatevi sempre sulla compatibilità delle sim card e ricordate che gli alimentatori non avranno la nostra spina.
Come funziona il visto con scalo aereo in Cina
Se, come è successo a noi, per rientrare in Italia il vostro volo farà di nuovo scalo a Shanghai, non spaventatevi per il vostro Visto che probabilmente indicherà un solo ingresso in Cina e già vidimato al vostro arrivo all’inizio del viaggio. Per loro è prassi comune applicare un timbro sul passaporto che consente una sosta di passaggio di 24 ore. Vi lasceranno tornare a casa, tranquilli!
Perchè, ricordate, per i cinesi Hong Kong è Cina, per tutto il resto del mondo Hong Kong è Hong Kong!
5 comments
[…] “Un viaggio made in Hong Kong” di The Greta Escape […]
Le Donne di cui parli, ammassate in terra senza un motivo, sono filippine e indonesiane, impiegate come domestiche durante il giorno libero…passano così la giornata, in bivacchi improvvisati. Niente a che fare con HK, anche se si dice che senza di loro l’economia ne risentirebbe fortemente…
Grazie Ginevra, non ne avevo idea. Per non risultare magari fastidiosa non le ho osservate con scrupolo in viso e non avevo notato lineamenti differenti.
Bel reportage sulla citta’…
Mi hai fatto ricordare il mio viaggio di qualche anno fa!! 🙂
Grazie Simona!
Sono stati gli ultimi tre giorni dopo 15 faticosissimi in Cina e quindi l’abbiamo girata abbastanza tranquilli…