Scelta da mio marito come parte culturale del nostro viaggio di nozze, mi si sono aperti gli occhi su un mondo che se non lo si vive si fa fatica ad immaginare. La chiamano Incredibile India e sin dal primo momento ti chiedi come tanta povertà e disorganizzazione possano esser parte integrante di un paese che è una potenza mondiale.
Molti scrivono dell’India come di un viaggio che ti apre nuovi orizzonti, che ti ruba il cuore. Alcuni sostengono che o la ami o la odi.
Io sono molto orgogliosa di aver vissuto questa esperienza che mi ha insegnato sicuramente molte cose, ma ammetto di non essermi innamorata di quella realtà così difficile e diversa dalla nostra.
Volando con Emirates e facendo scalo a Dubai (consiglio di dedicare alla città un paio di giorni prima di ripartire), abbiamo visitato l’India con un tour organizzato Hotelplan dal 9 al 15 settembre 2010. Il triangolo d’oro: Rajasthan e Agra (nell’Uttar Pradesh). Con una guida locale parlante perfettamente italiano e un piccolo gruppo di altre 4 coppie di nostri coetanei, ogni visita era chiara e veloce, l’ideale.
Atterriamo a Delhi che ci stupisce per i suoi contrasti di ricchezza e degrado. La moschea più grande, il Jama Masjid, si affaccia proprio sulle vie più caotiche del bazar dedicato esclusivamente agli abitanti indiani. Per turisti non troverete assolutamente nulla.
Visitiamo il Tempio Sikh col suo caritatevole refettorio, il Raj Ghat, luogo della cremazione di Gandhi e il Qutb Minar, l’alto minareto in mattoni.
Qui potete leggere i dettagli.
Lasciata Delhi, dopo un faticoso percorso in pullman sulle solite strade dissestate, raggiungiamo nel pomeriggio lo splendido forte di Neemrana trasformato oggi il hotel di lusso. Stanze elegantemente arredate collegate l’una all’altra da ballatoi e corridoi esterni.
Un buon the gustato comodamente su un dondolo in legno, all’ombra di un pergolato.
Grandi terrazze panoramiche: la vista è affascinante, sia rivolti verso la struttura che di color rosso mattone risalta ma si integra perfettamente nel verde rigoglioso delle colline, sia rivolti verso la vallata, affacciati ai numerosi balconi dove una fresca brezza è di piacevole ristoro.
Abbiamo trascorso la notte non molto lontano, al Mandawa castle. Un’atmosfera unica, in questo vecchio ed umido maniero, ostile e affascinante al tempo stesso. Le spaziose stanze arredate con letti in ottone e “fornite” di 15/20 enormi grilli ormai lì residenti abituali, erano di grande effetto ma le consiglio per una sola notte in quanto molto umide e col climatizzatore rumorosissimo e mal funzionante.
I bagni con colonne e grandi finestre avevano lavandini in vecchio marmo dove l’acqua scorreva soltanto bollente.
Nota dolente la cena, consumata nel ristorante dell’hotel, con un buffet abbastanza ridotto ma soprattutto di pietanze esclusivamente piccanti. Alcune inavvicinabili.
Come la piscina, purtroppo sporca e mal tenuta.
Da lì, la mattina seguente abbiamo potuto visitare le Haveli, antiche case di struttura quadrata con balconate che si affacciano al cortine interno, preziosamente decorate. In antichità erano abitazioni di facoltosi mercanti ed i principali traffici trovavano luogo tra queste mura.
Ora i percorsi turistici sono affollati di bambini che chiedono elemosina o da venditori di oggettini impolverati, difficili da far desistere.
Nell’afoso paesello abbiamo assistito alla festa di fine Ramadan, dove tutta la popolazione si è riversata in strada a gridare e cantare.
Tra le esperienze più emozionanti, sicuramente la salita al forte medievale di Amber a dorso di elefante!
Dopo una visita al labirintico edificio con muri intagliati e decorati da piccoli specchietti, partecipiamo alla quotidiana cerimonia religiosa nel tempo dedicato a Sila Devi (incarnazione della dea Kalì). Numerose persone rivolte verso l’effige della dea, il rigoroso silenzio rotto da un forte e assillante, continuo, rintocco di campana e la conclusione con l’apposizione del terzo occhio sulla fronte dei partecipanti, con una polvere di colore rosso.
Ma era solo una delle attrazioni offerte da Jaipur, nota città del Rajasthan. Cominciando dal City Palace (palazzo di città), con le sue raccolte di stoffe, dipinti, armi e tappeti. Visitabile soltanto in una sua parte in quanto l’edificio più moderno è attualmente dimora del Maharaja. Da fotografare il cortile con le quattro porte delle altrettante stagioni, affrescate in modo incantevole.
Nei pressi si erge il Jantar Mantar (strumento magico), un affascinante insieme di strumenti astronomici enormi, progettati per calcolare il tempo con più precisione ma non solo, anche utilizzati per combinare precoci matrimoni in base a segni ed ascendenti zodiacali.
Al di fuori del vasto palazzo, i mercati di Jaipur (la città rosa) offrono un’imbarazzante scelta di souvenirs: bracciali coloratissimi, scarpe tipiche, marionette raffiguranti maharaja e moglie, profumi, gioielli in argento, tessuti in seta o cotone.
Dai balconi di questi innumerevoli negozietti non ci si può far sfuggire una foto con l’imponente Hawa Mahal (palazzo dei venti) alle spalle: un edificio rosa salmone alto cinque piani e decorato con delicati motivi floreali e finestre intarsiate.
Ma abbassando lo sguardo, l’attenzione viene immediatamente rapita dal caos e dalla sporcizia che in questa città raggiunge l’apice tra le mete del viaggio. Storpi e mendicanti, ladruncoli (a detta della guida) in erba, cumuli di immondizia che fanno da materasso ad alcuni uomini e contemporaneamente da pasto a diversi grandi cinghiali.
Attraversiamo palazzi affascinanti alternandoli a casupole fatiscenti e carretti di frutta matura a bordo di un risciò, trainato da un esile e ossuto indiano in bicicletta. Trovarsi nel mezzo del traffico caotico e sregolato su quel mezzo di fortuna è stato decisamente ‘elettrizzante’…
A Jaipur abbiamo soggiornato al Lemon Tree Premier, della nota catena di hotel Golden Tulip. Non ci siamo trovati benissimo. Camera poco pulita e cibo sempre piccante. Di tutto il tour direi il più deludente.
Sulla strada diretta ad Agra, due visite da non perdere ci aspettavano.
Il Pozzo-Palazzo ospitava le nobili famiglie di Abhaneri che, per sfuggire all’insostenibile caldo e afa scelsero di costruire il loro palazzo al contrario, non verso il cielo ma scavando sotto terra. Fino a trovare l’acqua. Un’idea decisamente originale ormai abitata soltanto da una miriade di pipistrelli.
Fatehpur Sikri è invece il più tipico esempio di città murata moghul, con aree private e pubbliche ben delimitate e porte di accesso imponenti. L’architettura è un misto di stile indù ed islamico e riflette la visione politica e filosofica degli imperatori moghul ed il loro stile di governo.
La città vide il suo apice e il suo definitivo declino nell’arco di soli 15 anni. Dopo l’abbandono forzato della città, molti dei palazzi e delle moschee furono saccheggiate. Quello che oggi rimane della capitale di Akbar è l’area del palazzo, costituita da numerosi edifici separati, che si affacciano su una piazza molto ampia, e da una vasta moschea, collegata al palazzo. Al contrario di altri palazzi precedenti, non si trova all’interno di una cittadella. Non sono rimaste tracce delle abitazioni private della gente comune che vi abitava.
Ogni meta era raggiunta con estrema difficoltà causa strade malmesse e traffico inconcepibile. Magari ore di coda causate da un paio di vacche sacre coricate tranquillamente nel centro di un incrocio. Nessuno mai oserebbe scansarle!
Le soste per i pranzi si tenevano spesso in ‘autogrill’ a bordo strada. Polverosi ristoranti con una scelta di pochissimi piatti talmente piccanti che a volte ho preferito restare a digiuno. Le lattine di bibite a volte scadute, posate e bicchieri erosi dal tempo. Ci si fermavano solo i pulmini di turisti e una stanza per i souvenirs, altrettanto polverosi, era d’obbligo.
Una fortissima pioggia ha accompagnato il nostro ingresso al Taj Mahal.
Purtroppo l’estate 2010 ha segnato un difficile periodo di alluvioni nell’India del nord e anche noi ne abbiamo subito alcuni strascichi.
Ma questa volta siamo stati fortunati perché dopo pochi minuti un timido sole ha illuminato tutta la magia che questo palazzo sa sprigionare.
Lo scià Jahan, grande imperatore moghul, fece costruire questo Taj marmoreo come tomba per la sua amata regina, che morì nel dare alla luce il suo quattordicesimo figlio!
Numerosi visitatori, indiani e stranieri, coloravano i rigorosi giardini e le fontane coi loro vivaci sari e abiti della festa. L’atmosfera romantica suggeriva tra le fotografie più belle che abbiamo mai scattato!
Ad Agra abbiamo soggiornato al Trident Hotel, camera standard, pulita e cena a buffet con le solite pietanze abbastanza piccanti. Una bella piscina, di cui non abbiamo potuto usufruire causa mancanza di tempo libero, in un giardino curato e abitato da socievoli scoiattoli.
Con il Forte Rosso di Agra, dove fu imprigionato da uno dei suo numerosi figli proprio lo scià che commissionò il Taj Mahal, il nostro viaggio sta volgendo al termine. Il maestoso edificio fortificato, così chiamato per il colore vivace del suoi mattoni grezzi, si erige su una ripida collina e dalle sue balconate più alte ci saluta una delle 7 meraviglie del Mondo moderno, abbracciata da una leggera foschia.
Ormai solo una brevissima sosta alla tomba di Akbar il Grande, con daini ed antilopi che riposavano nei curati giardini, mancava al nostro bagaglio di informazioni ed emozioni indiane. Un viaggio indimenticabile. Incredibile. Incredibile India!
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5 comments
Ciao,
posto particolare l’India eh?!
A proposito però delle bibite scadute, volevo dirti che le date sulle confezioni si riferiscono al giorno che sono state prodotte! Anch’io la prima volta che le ho viste sono rimasta perplessa….
Incredible India 😉
Ciao Francesca! Davvero?
Forse fanno un po’ uno e un po’ altro perchè la stessa data che ti dico rare volte era futura…
Decisamente Incredible India!
Ho sempre pensato che esistesse solo il mal d’Africa ma dopo il nostro viaggio
In India ho scoperto che si può essere colpiti dal Mal d’India . Come Greta e Filippo anche io e Maria Francesca abbiamo scelto
l’India come meta del viaggio di nozze! Già dall’aeroporto ho iniziato ad amare la frenesia, la mancanza di regole di questo paese. Non potrò mai dimenticare i tuc tuc impazziti, le mucche che passeggiano con te, i tramonti nel deserto del Taar, i templi gianisti, la loro misteriosa cultura.
Magica India , non vedo l’ora di venire di nuovo a trovarti!!
Grazie del commento pieno di sentimento, di ricordi!
Aspetto con ansia il tuo racconto eh. Me lo hai promesso! Un abbraccio.
Quanti ricordi…