Sapete cosa sono gli infernot?
Gironzolando fra le colline del Monferrato, ammaliati da campi di girasoli altissimi o da viti con mille sfumature, incontrerete spesso, ad un incrocio, un cartello: “Circuito degli infernot”.
Non si tratta di una gara di motociclisti barba lunga e tatuaggi, bensì di un giro per cantine locali.
Ebbene sì, si parla di uno dei prodotti più caratteristici del Monferrato: il vino.
Gli infernot sono le anriche cantine di solito costruite sotto le abitazioni più grandi e lussuose. O di famiglie numerose.
Sono profonde diversi metri, scavate direttamente in una particolare roccia simile al tufo (la Pietra da Cantoni, presente solo nel Basso Monferrato) a forti picconate.
Gli originari proprietari, e costruttori, sebbene non avessero ampie nozioni di edilizia o di geologia, costruirono opere perfette: non si conosce storia di una cantina infernot crollata o pericolante!
Si scendono ripide scalinate, a volte anche con 3/4 rampe. L’interno è a cunicolo ma, come nel caso di queste foto, possiamo trovare infernot spaziosi e anche con un soffitto alto abbastanza da star dritti in piedi.
In una bellissima domenica di novembre, per l’occasione della fiera del tartufo bianco di Cella Monte, abbiamo potuto visitare alcuni infernot del paese, con la gentile disponibilità degli attuali padroni e abitanti della casa soprastante.
Alcuni degli infernot più belli e particolari in Monferrato
L’infernot dell’Ecomuseo della Pietra da Cantoni di Cella Monte è abbastanza moderno, ben rifinito con pianali resi più stabili da un dito di sabbia fine, scongiurando la caduta delle bottiglie. Il soffitto è alto e la stanza è agevole. Probabilmente, trovandosi al di sotto di un complesso clericale, veniva utilizzato dall’intera comunità ecclesiastica del paese e poteva contenere numerose bottiglie.
Era d’uso comune riporre negli infernot i vini più pregiati e, in particolare, quelle bottiglie che avevano un significato affettivo. Come quelle delle annate di un matrimonio o della nascita di un figlio.
Chi poteva permettersi un infernot privato o particolarmente grande, allora lo usava anche come dispensa, sia per il vino di tutti i giorni che per il cibo.
Infatti, la pregevole caratteristica dell’infernot è quella di mantenere inalterata la sua temperatura nell’ambiente, qualsiasi sia quella esterna e in qualsiasi stagione.
Il secondo infernot visitato ha una struttura molto interessante e agevole di ripartizione delle bottiglie. La particolarità delle gradinate rende di facile consultazione la scorta e diciamolo, è anche molto gradevole alla vista.
In più sono curiose le nicchie per singole bottiglie, proprio per evidenziare l’importanza del singolo pezzo riposto in tal privilegiata posizione!
Un infernot degno di nota, questo, con un secondo piano, ancor più in profondità, per la cella del macellaio. Si possono ancora trovare i ganci per appendere le mezzene e il bancone ha una zona sottostante dove venivano portati grossi blocchi di ghiaccio che, sciogliendosi lentamente, rinfrescavano al punto giusto l’ambiente per la conservazione delle carni.
Da notare lo spesso strato di muffa che ha avviluppato le bottiglie. E che a ragnatela si arrampica lungo il muro. Al tatto pareva gelido cotone!
Quando è possibile visitare un infernot?
Chi lo possiede sotto casa ne va fiero e accetta volentieri di rendere il suo infernot visitabile al pubblico durante le occasioni di festa o per tour organizzati come quelle delle “cantine aperte”. Così, dopo l’interessante visita, ci si può dissetare con un buon bicchiere di barbera monferrino!
Per chi fosse interessato, il Circuito degli Infernot è percorribile anche in bicicletta (60 km su e giù per le colline) con diverse tappe ristoro. Ecco la mappa dettagliata:
Ingrandisci la mappa del circuito
Vuoi approfondire?
- Nel 2013 gli infernot del Monferrato fanno parte del Patrimonio Unesco!
- Ti racconto la mia visita completa all’infernot di Camagna Monferrato.
2 comments
ciao Greta, posso contattarti in privato ? vorrei qualche descrizione e info circa gli infernot. Dovrei organizzare una gita/camminata in quella zona 🙂
grazie infinite
Ciao Emanuela. Certo, figurati, scrivimi pure una mail a info@thegretaescape.com. Se posso aiutarti, volentieri!