Giungendo da Patmos, l’isoletta greca che tanto ci è piaciuta, appena attraccati al piccolo porticciolo di Lipsi di primo acchito vi lascerà un po’ perplessi e vi scapperà certamente un “tutto qui?!”.
Sì, Lipsi è tutta qui, almeno la parte abitata e con le poche strutture turistiche.
Hotel di lusso, resort, enormi alberghi, villaggi turistici con animazione, discoteche, locali e vita notturna questo è tutto ciò che, fortunatamente, non esiste sull’isola!
Direttamente al porto ci trova Angela che, caricate le valigie sul taxi (presto scoprirete che in tutta l’isola i tassisti sono soltanto due, Markos e Giorgios, e lavorano 24/7!), ci conduce ai suoi Studios che dominano la baia. La sistemazione è economica e in posizione ideale, pulita e con un porticato che affaccia sul porto, perfetto per un momento di relax.
È tarda sera e la lunga attesa del traghetto, in consueto ritardo, ci obbliga ad un immediato sonno ristoratore, disturbato però dai frequenti canti dei galli di tutto il paese durante la notte.
La mattina seguente affittiamo uno scooter per scoprire da soli l’isola. Anche qui non c’è molta scelta: i noleggiatori sono due (uno è Giorgios, il tassista), ai capi estremi del porto e preferiamo per comodità quello più vicino all’imbarco del catamarano: scooter vecchio, 30000km e corroso dalla salsedine (alla Monferraglia ho visto mezzi in stato migliore!), ma funziona e costa solo 10€. Una lunga coda all’unico distributore di benzina per il rifornimento e si parte!
La leggenda vuole che Lipsi fosse l’Ogigia narrata nell’Odissea, l’isola dove la ninfa Calipso ammaliò Ulisse e lo intrappolò per sette anni. Alcuni studiosi smentiscono questa teoria, ma senza dubbio Lipsi ha un che di affascinante e noterete i molti anziani turisti stranieri che ancora oggi non riescono ad andarsene via.
L’isola da capo a capo e percorrendo tutte le strade asfaltate si gira in mezz’ora (non scherzo!) ed infatti molte persone, di tutte le età, scelgono di esplorarla a piedi, magari chiamando un taxi per il rientro.
Puntiamo alle belle calette a sud, qui non c’è ressa, spesso la spiaggia anche in alta stagione può essere tutta vostra, specialmente quelle un po’ più ardue da raggiungere.
La basilica della Santa Vergine della Morte (circondata di alberi carichi di dolcissimi fichi maturi) ci richiama per una piccola sosta.
Bellissima fuori, all’interno racchiude l’icona miracolosa dell’unica Madonna che tiene in mano un crocefisso (invece che il bambino o ile spoglie di Gesù). Il miracolo si ripete ogni anno: ad aprile, per Pasqua, l’icona portata in festa è ricoperta di gigli bianchi che, dopo essere tutti appassiti durante i caldi e secchi mesi estivi, ricominciano a fiorire per tornare bianchi e splendenti il 23 agosto, giorno della celebrazione della grande processione.
L’icona è ricoperta di ex-voto e gli stessi gigli bianchi adornano tutta la chiesa. Incredibile!
Raggiungiamo l’altro capo dell’isola, Agio Giovanni Teologo con l’omonima chiesa, e decidiamo di far tappa alla spiaggia più bella di Lipsi, meta anche di uscite in barca quotidiane da Patmos: Plati Gialos.
Una stretta lingua di sabbia e ghiaia in una baia dai colori dell’acqua caraibici. Qui il mare è talmente calmo che sembra un lago. E forse la pensa così anche il piccolo stormo di anatre che risiede qui e faranno da sottofondo con il loro starnazzare.
Trovare un buon posto non è semplice se si arriva tardi: la spiaggia è la più rinomata e per di più é esposta ad est, nulla a che vedere comunque con le spiagge della riviera adriatica! Una piccola taverna sulla spiaggia è un’eccezione qui a Lipsi, e Plati Gialos è l’unica che può vantarla.
Fa ombra presto e, sulla via del ritorno, facciamo una deviazione verso la chiesa dell’Assunzione della Vergine, dall’altro lato della montagna. Sulla vetta, a metà strada, vi è un piccolo santuario, ma per raggiunger la cappella e la splendida spiaggia la strada pavimentata è ancora lunga (richiede scarpe chiuse e una buona scorta d’acqua e tempo, tutte cose che sfortunatamente non abbiamo con noi oggi).
Ci fermiamo invece a Christos, poco distante dal paese, per poi buttarci alla ricerca del nostro alloggio (girare il centro abitato di Lipsi in motorino non è per niente facile, complici i sensi unici che per molti sono più un suggerimento che un obbligo imposto da codice della strada)!
Per cena si esce a piedi: le strette vie del centro si aprono in piazzette quasi completamente occupate dai tavoli di qualche taverna. Complice il forte vento, decidiamo di scendere al porto, più riparato, dove ouzerie e ristoranti di pesce ci richiamano con menù e profumi allettanti.
Al mattino fare colazione all’unica panetteria dell’isola (la si trova seguendo la fragranza del pane appena sfornato o, meno romanticamente, seguendo le banderuole sul tetto) è un rito per tutti gli abitanti (turisti e non) di Lipsi. La scelta è varia, dai dolci (brioches, torte) al salato (pizza e prezzi) e ci dà la carica per affrontare la breve giornata di mare in attesa del catamarano per Leros.
Raggiungiamo in scooter la baia di Papadria, siamo pressoché soli. Al largo avvistiamo un caicco turco che ormeggia a pochi metri dalla riva. I ricordi di una bellissima esperienza, vissuta esattamente un anno fa, riaffiorano tutto d’un tratto e ci fanno tornare alla mente Kas.
È ora di partire, a differenza di Ulisse, incredibilmente riesco in un batter d’occhio a caricare moglie e bagagli sullo scooter e pian piano raggiungiamo il porto in sella allo sgangherato 2 ruote.
La nostra zattera è il veloce catamarano che ci porterà a Leros.
E’ vero, Lipsi mi ha ammaliato ed affascinato, eppure son riuscito a non fermarmi più di due giorni: sarà perché la mia bionda Calipso è venuta via insieme a me?
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