E’ stato il primo viaggio in compagnia del mio attuale marito, Filippo, 8 giorni nel febbraio 2009. E difficilmente avremmo potuto scegliere meta più emozionante. Un posto che ti riempie il cuore.
Avete già sentito parlare del “mal d’Africa”? Quando lasci quei posti magnifici senti un vuoto dentro…e non aspetti altro che poterci tornare.
Personalmente crediamo sia la magia dei colori e dei profumi che accompagna le distese infinite di natura.
E poi si scorgono gli animali vivere come se esistessero soltanto loro. Come se la nostra presenza non influenzasse nemmeno per un attimo la loro giornata, la loro vita.
Le zebre si preoccupano soltanto di brucare l’erba come farebbero i nostri cavalli nel maneggio e decine di scimmiette arzille e dispettose attraversano spavalde la strada prendendo di mira gli oggetti interessanti che i turisti tengono incautamente in bella vista, mentre le osservano dalla jeep.
Al tramonto l’orizzonte si fa rosso come la terra nel famoso parco Tzavo est (il più visitato, raggiungibile da Malindi con un paio di ore su sterrato impegnativo, attenzione a chi soffre di mal di schiena!) e noi possiamo ammirare gli elefanti che bevono e giocano nella pozza d’acqua adiacente al lodge che ci ospiterà per la notte.
Ce ne sono un po’ di tutte le età e si distinguono non soltanto dalla stazza. I più giovani sono giocherelloni come cuccioli. Infastidiscono gli adulti, spaventano gli uccelli, si rotolano e si spruzzano a vicenda con l’acqua.
Sono proprio divertenti, come sono invece teneri gli adulti che li tengono d’occhio e li richiamano per rientrare nella vegetazione del parco quando il sole ormai è completamente tramontato.
Il buio è il più buio che abbiamo mai visto ed i rumori degli animali lo rendono suggestivo e a tratti anche un po’ inquietante. Ma noi siamo al sicuro e ogni strano verso di animale nel silenzio della notte ci fa sobbalzare entusiasti!
Dopo una modesta cena a buffet, ci siamo ritirati volentieri sul grande terrazzo della nostra stanza che affacciava proprio sul laghetto degli elefanti.
La mattina dopo veniamo svegliati in fretta e furia: è stato avvistato un branco di leonesse nei dintorni ed è un’occasione da non perdere!
Con la jeep ci avviciniamo quasi da poterle sfiorare mentre alcune si allontanano sazie da una preda facendosi seguire da due cuccioli che non smettono un attimo di giocare come il gattino col gomitolo di lana.
Muniti di binocolo scorgiamo il leone, Il Leone, che fiero e maestoso come nelle illustrazioni di una fiaba, siede come la Sfinge su un rialzo poco più là. Imperturbabile. Indisturbato. Probabilmente era stato anche il primo ad approfittare della colazione quella mattina!
Restano solo più un paio di avvoltoi ed un piccolo sciacallo ad attendere il loro turno, pazienti, nei pressi della carcassa di un probabile ex bufalo.
La quantità di pulmini di turisti ci hanno fatto malignamente pensare ad una scenetta organizzata per darci qualche soddisfazione.
Il giorno prima non si era vista ombra di felini ed ora guarda caso troviamo all’alba una carcassa a bordo strada, in uno slargo perfetto per sostare coi mezzi, con tutta la famiglia di leoni calma e soddisfatta che si lascia fotografare…mah…
In ogni caso, poche domande, ce lo siamo goduti!
Arzille manguste, altissime giraffe, famiglie di elefanti con la loro lenta marcia, scimmiette, ippopotami sommersi in acqua, coccodrilli, gazzelle, sciacalli, avvoltoi, leoni e leonesse, zebre e molti altri animali “da documentario” si sono mostrati sotto i nostri occhi come ad una sfilata di moda.
Uno più bello dell’altro.
Solo il rinoceronte purtroppo si trovava esclusivamente della parte del parco che non abbiamo potuto visitare, Tzavo ovest, e resterà ancora soltanto una fotografia nella nostra mente (per ora!!)
Sulla nostra strada, un paio di baracche/capannoni racchiudevano oggetti di artigianato colmi di polvere (nel parco la polvere ricopriva tutto, anche noi!). Statuette di legno scuro a forma di elefanti e coccodrilli, portagioie sempre in legno, maschere da appendere e una marea di batik dai mille colori, di tutte le dimensioni.
I prezzi non erano convenientissimi ma le alternative erano poche, nulle se si escludono i banchetti sulla spiaggia che si allagavano d’acqua col salire della marea, ogni sera.
Conoscere i suoi abitanti ha completato questo grandioso quadro della magica Africa. Una popolazione povera ma tanto dignitosa, rispettosa e con una voglia immensa di potersi organizzare.
Ai confini delle riserve, uomini e donne la mattina raggiungono i campi per restarvi chini fino al tramonto mentre lungo le strade sterrate e sconnesse si incontrano migliaia di bambini e giovani ragazzi che si recano a scuola.
Tutti con le loro divise rigorosamente dello stesso colore a seconda dell’istituto frequentato. Con il loro quaderno in mano che ti guardano e si avvicinano educatamente sperando in qualche pastello colorato o caramella in regalo.
Vivono tutti in piccolissimi villaggi composti da altrettanto piccole capanne dove ancor oggi ci chiediamo come in ognuna possano dormirci anche 10/20 persone.
Niente luce né acqua corrente ovviamente. Per non parlare di telefono o televisione.
La giornata per loro non ha tempi morti. O si lavora/studia, o si dorme.
Il principale intrattenimento è proprio guardare noi turisti, che tutti i giorni passiamo sulle loro strade, in jeep, occhiali da sole e fotocamera alla mano. Portiamo alla loro vista quel che probabilmente loro non potranno mai osservare altrove, non avendo mezzi per uscir dal loro paese per una nuova vita, per opportunità, per un viaggio, una visita o semplicemente guardando tutto da un programma televisivo.
3 comments
la magia dell’Africa…unica *-*
Lupi e contadini…che risate!!!
…uno dei viaggi più’ belli della mia vita!
E per fortuna ci siamo incontrati!!!
E’ vero, è nata una bellissima amicizia. Ormai sono 4 anni eh!!