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Famiglia ospitante

Il bello di ospitare un ragazzo straniero in famiglia

by Greta

I ragazzi che scelgono di fare le valigie per passare un periodo di studio all’estero aumentano di anno in anno.
In molti partono per programmi scolastici e vacanze studio per imparare una lingua e conoscere una nuova cultura mettendo alla prova spirito di adattamento e senso pratico.
Dall’altra parte trovano le famiglie ospitanti che, all’estero come in Italia, scelgono di aprire le porte di casa a uno studente straniero, offrendogli affetto e supporto durante la loro esperienza e scoprendo così le emozioni che questo tipo di condivisione può regalare.

Sì, perché superato l’impatto iniziale, generalmente la fase più delicata, sono tante le famiglie che oggi possono raccontare i diversi aspetti più che positivi dell’accogliere un exchange student.

E’ un momento di condivisione

Essere una famiglia ospitante è una situazione articolata che mette in gioco sentimenti, condivisione, spirito di apertura alle novità e alla diversità linguistica e culturale. Tante le sfaccettature, ma quello che sembra certo e comune a tutte le testimonianze è che si tratta di una scelta che arricchisce e amplia la propria percezione del mondo.

Così testimoniano alcune famiglie che hanno aderito al programma di accoglienza di studenti stranieri del BEC – British European Centre di Milano, che da molti anni si occupa di far ospitare giovani studenti stranieri in Italia alle famiglie che desiderano vivere questa nuova esperienza.

“È stato bello vedere che Neve giorno dopo giorno diventava sempre più partecipe alla vita della nostra famiglia, tanto è che ben presto si è legata a noi. Ci è piaciuto anche vederla impegnarsi nell’imparare la nostra lingua e ci sentivamo orgogliosi di esserle d’aiuto in questa impresa che l’ha portata negli ultimi mesi a parlare fluentemente l’italiano.”
La famiglia Todon, che tramite BEC ha ospitato Neve, una ragazza australiana, racconta così le emozioni vissute in quei sei mesi di convivenza, durante i quali ha anche accompagnato la sua ospite a conoscere il Friuli e non solo.

“Sicuramente questa esperienza ci ha arricchiti a livello umano e personale.” commentano i Mancini, che hanno ospitato Alex dall’Australia e Mari dall’Estonia.
E continuano: “In ogni occasione è stato possibile condividere le nostre opinioni: si sono aperte discussioni per la gestione dell’armadio, il modo di dormire, le ricette, l’organizzazione scolastica ecc. Entrambe hanno partecipato a feste e ricorrenze italiane, e ci hanno chiesto di poter ricordare anche le loro. La cosa più divertente è venuta da Mari, che dopo aver conosciuto l’Italia per due o tre mesi si era già fatta l’idea che la puntualità è un optional!”

Scambio di tradizioni

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Accogliere uno studente che viene da lontano spesso porta tutta la famiglia a riscoprire anche le proprie origini e le ricchezze Italiane che ci circondano, con un’altra prospettiva, attraverso gli occhi di uno studente straniero.

Nei racconti personali del ragazzo ospite inoltre ci possono essere tante curiosità inaspettate sui modi di vivere del suo Paese d’origine.

Ci ha fatto molto piacere ascoltare le storie e le tradizioni che Neve ci raccontava sull’Australia e inoltre siamo stati fortunati poiché essendo nata in Inghilterra ci ha raccontato anche le tradizioni, usi e costumi di questo Paese. Ogni qualvolta le riaffiorava alla mente un ricordo del suo Paese ce lo raccontava e ciò ci faceva piacere perché ci arricchiva di nuove conoscenze”.

Tra le tante tradizioni della cultura italiana, i giovani studenti stranieri non vedono l’ora di scoprire la nostra cucina, che diventa un momento di unione e complicità con le famiglie.

Passare del tempo in cucina tutti insieme è l’occasione per far conoscere i nostri piatti tipici e scoprire quelli dello studente in un clima di scambio e armonia.
“Le abbiamo insegnato a cucinare i piatti tipici friulani e italiani quali il frico, le lasagne, la pasta fatta in casa, la pizza, i panzerotti e altre prelibatezze” raccontano ancora i Todon, la famiglia ospitante di Neve.

Loredana, che tramite BEC ha accolto Jasmine dall’Australia, alla domanda “Il ricordo più bello con il vostro exchange student?” risponde “Il primo incontro alla stazione e quando una sera stavamo cucinando pizza insieme cantando Adele.”

Il crearsi di un’amicizia

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Se poi nella famiglia ospitante ci sono altri bambini e ragazzi, il clima di complicità e divertimento può anche aumentare.

Cosa c’è di più bello di sapere di avere un amico che vive in un altro Paese, o addirittura in un altro continente?
Tra le principali soddisfazioni di Loredana: “Vedere l’amicizia tra Jasmine e mia figlia crescere sempre di più, quasi come se fossero sorelle.”
Sempre Loredana suggerisce alle famiglie ospitanti di “Essere pazienti con i ragazzi, sapendo che comunque sono da soli in un altro Paese del quale non conoscono le abitudini.”
Ma il consiglio più diffuso è quello di non esitare a fare quest’esperienza. “Arriverete alla fine del periodo che non vi sembrerà vero che il tempo sia trascorso così in fretta e che sia già giunta l’ora di salutare quello che ormai sarà diventato un membro della vostra famiglia!” raccontano i Todon.

Dalle varie testimonianze si percepisce spesso proprio questo: quando ci si trova in sintonia l’unico difetto di un’esperienza di accoglienza sarà il tempo che scorre troppo in fretta.

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