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Phuket, la Mecca della vita notturna

by Greta

8*giorno, 14 giugno 2013: Phuket city-Patong.

Effettivamente il quartiere del Chinotel, a Phuket city, non è tra i più leggiadri e accoglienti. Rumori fortissimi e cattivi odori, sporcizia e grigiume. Poco male, abbiam già la valigia al seguito e a 5 mt dall’hotel partono i bus diretti a Patong, con soli 30baht.
Ci mettiamo una mezzora buona per attraversare la ripida collina che ci porta sull’altro lato dell’isola.
Ho sentito tanto parlare di questi posti dopo lo tzunami e me li immaginavo una distesa infinita di campi e bassa vegetazione. Invece ci sono piante grandi e molto alte e l’intera isola è tagliata in verticale da una catena di alte colline, ripide e verdissime.

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Tra le vie di Patong

All’arrivo a Patong, nota località sull’isola di Phuket, subito il turismo la fa da padrone. Uno stuolo di australiani, cinesi e giapponesi invade strade, bar e centri commerciali. Di italiani ancora nemmeno l’ombra.
Scegliamo sul momento un hotel trovato in rete e con un tuc-tuc attraversiamo strade e stradine chiassose sia per la vista che per l’udito. Matasse di fili elettrici che friggono, insegne che la sera illumineranno il quartiere, bancarelle ovunque.

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La spiaggia di Patong

Il Patong inn si trova proprio sul lungomare e ospita al piano terra alcuni negozi tra cui massaggi thai e parrucchiera.
I due piani superiori sono balconati verso l’interno e la struttura non è particolarmente nuova e ben curata.
Scegliamo la stanza migliore, vista mare, per 1500baht. Wifi gratuito, letto sfondato, porta che si blocca. E’ compresa la colazione ma ci alziamo tardi.
L’impressione è ‘stanza di motel di quart’ordine’ ma poi ci guardiamo in giro e lo stile è quello ovunque. Sembra un pochino una volgare Las Vegas nei bassifondi di Napoli.
A paragone, Venice beach pare Portofino!

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Sul lungomare di Patong

Il tempo è brutto e la spiaggia è semi deserta. Il forte vento rende più sopportabile il clima comunque molto caldo e umido.
Usciamo subito per pranzo e ci fermiamo a pochi passi dall’hotel, per un piatto di pad thai (ormai nostro cavallo di battaglia) a buon prezzo. Diluvio.
Raggiungiamo il centro commerciale nella trafficata strada parallela al lungomare, almeno ci facciamo qualche giretto al coperto. Non è molto grande ma il piano sotterraneo ha numerosi negozi.di souvenirs. Lampade in legno e carta di riso, sete e sarong molto carini.

Rientriamo per un breve riposino, così da goderci poi la serata.
Acquistata l‘immancabile t-shirt all’Hard Rock cafè, ceniamo nella pizzeria Il Cappero, di un ragazzo italiano. Pizza buona anche senza forno a legna, prezzo onesto.

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Muay Thai alla Patong Arena

Alle 21 pagando un biglietto decisamente costoso (1700baht), andiamo alla Patong Arena per assistere a 9 incontri di Muay Thay (thai boxe) professionistico. Emozionante e coinvolgente!

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Il Titty Twister a Bang La, Patong

Siamo usciti soddisfatti e ci siamo fermati per una birra al Titty Twister, un locale tra la marea di locali di Bang La, la via dove fino a notte fonda alcool e ‘signorine’ si trovano in abbondanza, anche senza cercarli.
Veniamo approcciati da numerose thailandesi in abiti espliciti. Indifferentemente mostrano attenzioni sia per Filippo che per me.

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Patong beach

Diversi bar espongono scritte ‘all you can drink in 1hour, 1000baht’. Magari a 20 anni, ma ora proprio non ce la sentiamo di raccogliere la sfida.
Alle 2 rientriamo in hotel, lasciando alle spalle una notte ancora giovanissima per il tipo di clientela che sceglie Patong come meta di viaggio.

9*giorno: Patong-Karon-Kata.
Ci svegliamo per il forte rumore: ennesimo diluvio.
Da notare che alle 3 di notte circa abbiamo rischiato l’infarto a causa di improvvisi violenti fuochi artificiali fatti esplodere in spiaggia, esattamente sotto la nostra finestra.
Lasciamo la stanza non un minuto prima del check out e prendiamo subito un taxi che con 350baht ci porta a Karon Beach.

L’hotel Grand Sunset, prenotato la sera prima, ha un aspetto completamente diverso dall’albergo precedente.
Un grande palazzo bianco con piccoli balconi in vetro, immerso in un complesso per turisti prevalentemente russi.
Finalmente un’ascensore! La stanza non è molto grande ma ben curata, arredata con gusto in bianco e viola, luminosissima. Wifi gratuito, un comodo bagno, cieco ma con grande doccia. Forniscono addirittura i teli mare.
Quasi tutti gli hotel hanno un mini bar rifornito ma consigliamo di acquistare snacks e bevande ai numerosi Seven Eleven o simili.
Non c’è un tempo da spiaggia ma non piove e noleggiamo una moto a 300baht. Un po’ cara, ma quella stessa agenzia, nella via affianco all’hotel ci prenota navetta e traghetto per Koh Phi Phi del giorno dopo con un ottimo risparmio, 400baht.

Pranziamo subito, in un piccolo ristorante, il Lucky Tom’s, a Kata beach, con personale cortesissimo e wifi gratuito. Due piattoni di pad thai e una birra, andiamo sul sicuro, ma il menù, anche in italiano, offre una buona scelta di piatti internazionali come cordon bleu, hot dogs, spaghetti alla carbonara.

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Il Big Buddha

Dopo impervie salite visitiamo il Buddha gigante in marmo bianco, ancora in costruzione sulla cima della collina, rivolto verso Phuket city.
Con una offerta fissa è possibile scrivere i proprio nomi con una preghiera su una piastrella in marmo che verrà poi utilizzata per il completamento della statua.

Wat Chalong

Wat Chalong

Riscendendo la collina, ci aspetta il Wat Chalong: alcuni templi riuniti in un piacevole giardino dove, dentro una specie di trullo rudimentale, si possono far esplodere dei petardi, sempre come offerta a Buddha. Il rumore è assordante!
Acquistiamo una campanella in ottone. Scriveremo la nostra preghiera sul battacchio, come si usa qui, e la appenderemo alla nostra sofora, a casa, vicino alla preghiera cinese su nastro rosso.

Nel breve tratto di strada per il rientro siamo costretti ad una sosta sotto l’ingresso di una casa privata: uno degli acquazzoni più forti incontrati fin’ora.
Anche durante la cena il tempo promette proprio male, con un vento che spazza via ombrelloni, sedie e tovaglie.
Ma noi siamo al riparo al Buffalo Steak House, gustandoci forse la miglior cena del viaggio. Schnitzel e hamburger con patate al forno e ottima salsa barbecue. Insalata mista a buffet, birrozzo e torta di mele con gelato. Porzioni abbondanti, saporite e ad un prezzo incredibile (15€ totali, in due).

La zona di Karon Beach è completamente diversa da Patong. Molto tranquilla, silenziosa, con bancarelle tipiche di un lungomare e famiglie di russi che bevono frullati in bar eleganti. Nonostante sia sabato sera, alle 22 chiude tutto e il quartiere si spegne.

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Kata beach

10*giorno: Phuket-Koh Phi Phi.
Vediamo un barlume di sole e alle 10 corriamo in spiaggia.
La singola fila di lettini è ovviamente già occupata e ci sistemiamo a terra.
La sabbia è alta e molto umida, giallo-arancione.
Ci buttiamo subito in acqua in un mare in burrasca che rompe onde alte anche due metri su un ampissimo bagnasciuga. È un susseguirsi ininterrotto di cavalloni che rendono il bagno divertente e anche abbastanza faticoso.
Resistiamo un’oretta, poi non riusciamo ad asciugarci completamente al sole che arriva l’ennesima pioggia.

Poco male, restituiamo la moto e alle 13 arriva la navetta che in un’ora abbondante ci porta al molo per il traghetto, destinazione Phi Phi Don. Il mare è decisamente mosso e nonostante molto riescano a dormire (vedi Filippo), il tragitto di 2 ore non è particolarmente piacevole.

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2 comments

Gennaro 09/03/2018 - 09:17

Una volgare las vegas nei bassifondi di napoli? Ma ci sei mai stata a napoli? Prima di scrivere delle cose prova a pensare a quello che stai scrivendo

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Greta 09/03/2018 - 11:22

Mi dispiace ti sia sentito offeso dalle mie parole. Mi hanno accompagnata a visitare delle zone poco “accomodanti” a Napoli e l’impressione che ho avuto è questa. Poi certo, se ne sarebbero potuti citare molti altri di bassifondi in altrettante città e si sarebbe offeso qualcun altro. Mi spiace.

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