Ultima tappa del nostro tour nella selvaggia Valle di Vinales, poco prima della sosta al mirador, è stata la visita ad una rusticissima hacienda cubana.
Dovete sapere che nelle coltivazioni di tabacco il 90% del raccolto viene ritirato dalla Stato e consegnato alle grandi fabbriche, per legge. Da lì vedranno la luce i sigari delle note marche che tutti noi conosciamo: Cohiba, Montecristo, Romeo y Julieta. Qui vi spiego come scegliere, acquistare ed esportare i migliori sigari cubani.
Soltanto un 10% resta nelle mani dei contadini, per uso e vendita personale.
Noi andiamo a vedere proprio quel 10% delle foglie che avranno il privilegio di essiccare nel modo più naturale possibile: in un apposito capanno immerso nella natura.
Questo speciale magazzino è costruito con legno e paglia, materiali perfetti per creare il giusto tipo di ombra e umidità. Le foglie, appese a testa in giù, hanno così il clima ideale per seccare nei tempi corretti e per acquisire l’aroma inconfondibile del sigaro cubano.
Il profumo, dentro al capanno, non somiglia a quello dei sigari. E’ meno intenso, eppure dopo una decina di minuti di permanenza all’interno, mi veniva da tossire. Mah, sono davvero fobica del fumo!
Il proprietario della hacienda prende una seggiola di paglia intrecciata e si appoggia sulle ginocchia un asse logoro. Pochi attrezzi se non nessuno, e in un attimo, il sigaro è belle che pronto, tra le sue labbra. Rimaniamo di stucco. La manualità è impressionante.
Chi vuole può accendersi il sigaro e fumarlo, è in regalo. Ma noi ovviamente ci tiriamo indietro. Non siamo fumatori nè di sigarette nè di sigari e vi assicuro che col caldo che fa non avremmo certo iniziato adesso!
Fuori dal capanno l’aria è più secca e il sole è ancora a picco sulla nostra testa. Rovente. Si fa fatica a tenere gli occhi aperti per ammirare i campi verdeggianti di piante di tabacco, a causa del riverbero.
Ci spiegano che sono piante speciali. Periodicamente vengono private delle foglie e potate quasi a livello del terreno, ma la pianta non muore. Raccoglie tutte le energie e, grazie all’estrema potatura, si riprende producendo nuovo fogliame di lì entro pochi mesi. Questa procedura si ripete solitamente per 5 volte, dopo di che la pianta viene estirpata e sostituita. Se ci pensate è una bel guadagno: si fanno ben 5 raccolti con l’acquisto di una sola pianta!
Questo tour ha stranamente ritmi blandi e noi ce li godiamo tutti visto che in viaggio siamo abituati a correre.
Sembra di essere abbandonati nel nulla, con mucche che ci guardano a pochi metri e galline che ci fanno inciampare correndo tra le nostre gambe. Io mi sento come a casa, in fondo, sono contadina e ne vado fierissima!
Coccolo conigli e scopro che in alcune gabbie all’ombra vengono tenute delle nutrie. Non so cosa ne facciano e non glielo chiedo!
All’interno della casa si trova un briciolo di sollievo dal sole cocente. Un ventilatore smuove più aria della flebile corrente che infila tutte le finestre rigorosamente aperte, e forse proprio senza vetri. Mi intrattengo felicissima con una piccola gattina e i suoi cuccioli di una settimana. Sono domestici, per nulla spaventati o infastiditi dalla mia presenza. Le fusa si sprecano e mi piace pensare che in quella particolare – e rara – situazione i gatti possano essere davvero considerati animali da compagnia, da curare e trattare con riguardo.
Nel frattempo Filippo sta contrattando con gli altri ragazzi del gruppo. Qui acquistare i sigari costa un’inezia e anche solo come regalo per gli amici a casa, qualcuno in valigia lo dobbiamo mettere. 1 cuc a sigari, vi rendete conto? Eppure sono le stesse identiche foglie dei sigari Cohiba a 6 cuc! Anzi, no, queste probabilmente sono anche migliori!
L’incarto non ha marchi ma conserva un gran fascino: 5 sigari fatti a mano e avvolti in carta di giornale cubano, un gran bottino!
La visita si conclude con un sogno di Filippo che si realizza: guidare una vecchia auto americana! Alcune sono rottami che si muovono a fatica, altre sono tenute come gioielli. Una di queste ultime è dipinta metà di nero e metà di bianco satinato, con la classica targa Taxi sul tettuccio, ed è parcheggiata qui davanti.
E’ davvero bella. Giusto qualche metro, nella campagna, per sentire il vecchio sedile in pelle tremare forte sotto le vibrazioni del chiassoso motore.
Un’esperienza inattesa che ha regalato quel tocco in più all’emozionante giornata nella Valle di Vinales.
2 comments
mi hai fatto sognare ad occhi aperti con questo racconto..grazie
Grazie a te Patrizia. Fa un piacere immenso ricevere commenti come il tuo. <3 Buona giornata!