Si è pellegrini per sempre.
Questo ho appreso sulla Via di Francesco lo scorso anno e continuo a macinare chilometri a piedi ed eccomi a parlare del mio ultimo cammino tra Emilia Romagna e Toscana: la Via degli Dei.
L’ho percorsa con un gruppo di amici e con l’entusiasmo del poter finalmente essere di nuovo in viaggio, zaino in spalla, in itinere.
E’ meglio definirla trekking di più giorni, vista l’assenza di un background religioso, e la quasi totale inesistenza di rifugi e accoglienze povere.
Collega Bologna a Firenze attraverso paesi e sentieri di indubbia importanza storico territoriale e si sviluppa per circa 130 km, toccando affascinanti tratti appenninici.
Sento che questo percorso mi ha lasciato emozioni contrastanti, il che rende più difficile la rielaborazione del viaggio ai fini del racconto.
Sento di doverlo fare per punti per mettere ordine prima in me stessa e poi nella descrizione di uno dei trekking più pubblicizzati di tutto l’Appennino.
Ecco:
Cosa mi è piaciuto della Via degli Dei
1. Il contatto con la natura.
I boschi freschi di pioggia, rigogliosi come solo in primavera possono essere, luminosi per la luce che filtra dalle giovani foglie di un surreale verde lime e infiniti. Gli strapiombi e le salite impervie di inizio cammino vengono sostituiti da morbide colline “di lana verde”, a perdita d’occhio fino alle Alpi Apuane.
2. La sfida fisica in termini di km giornalieri percorsi.
L’ho percorsa in 4 giorni da Bologna a Fiesole e mi sono riservata gli ultimi 8 km per il quinto giorno, per arrivare a Firenze fresca e godermi la città.
Il mio corpo ha risposto bene, ma consiglio di farla in 6 giorni e godersi di più i panorami e i paesini, consentendo anche alle gambe di riposare.
3. L’incontro con la storia.
Quella antica, quella di duemila anni fa e oltre. La strada romana Flaminia Militare che a tratti si costeggia e a tratti si percorre ha un fascino perenne.
4. Le chicche paesaggistiche.
Le Alpi Apuane innevate in lontananza fino a tarda primavera, il lago di sbarramento del Bilancino, i colli Bolognesi, la Piana di Firenze, l’affaccio di Fiesole su uno dei capoluoghi di regione più belli d’Italia.
5. I luoghi sacri a me prima sconosciuti.
San Luca, l’Abbadia abbandonata del Buonsollazzo, il Santuario di Montesenario.
6. Gli incontri per tratti più o meno brevi con altri viaggiatori pellegrini.
Zaino in spalla, ritmi propri, esperienze da raccontare, forza da dare, scambio di opinioni e incoraggiamenti, sorrisi, saluti con la consapevolezza che ci sarà modo di incrociarsi di nuovo sulla via, leggerezza e positività da gente in viaggio magari da mesi oppure per la prima volta. Arricchimento di cuori.
7. Il cibo.
È innegabile che la ricchezza culinaria dei territori emiliani e dell’alta Toscana sia un’attrattiva per il palato. Gustare Chianti e schiacciata con crudo toscano all’arrivo a Firenze oppure pane e mortadella nelle pause pranzo in Emilia accompagnato birra artigianale sono parte inscindibile di questo percorso di trekking. Qui è davvero possibile camminare con gusto!
Ecco, invece:
Cosa mi ha deluso della Via degli Dei
1. La dislocazione imprecisa dei segnali, la loro rarità.
Ci sono punti del percorso molto chiari, altri in cui è facile perdersi causa mancanza di segnali sia sugli alberi che su cartello in legno.
2. La guida cartacea.
L’ho trovata inutile e poco completa riguardo la descrizione dei percorsi. Consiglio di comprate la mappa dei sentieri, per la Via degli Dei è fondamentale averla, evitando così di perdersi.
3. Il ritrovarsi a percorrere lunghi tratti di percorso su asfalto.
Vuoi per tracciato, vuoi per errore commesso nell’imboccare il sentiero (per mancanza di segnaletica), spesso ci siamo ritrovati a macinare km su strade asfaltate, talvolta addirittura statali. Un vero peccato!
4. Le accoglienze.
Nessuna è da pellegrini, molte sono hotel e b&b con prezzi da vacanza in campagna. Un convento pare dia ospitalità a Fiesole, ma sembra sia solo per ritiri spirituali, quindi non aperto ai viaggiatori zaino in spalla.