Questa mattina raggiungiamo il lago del Mis, uno specchio d’acqua limpidissimo dalle sfumature verde pastello. Si tratta di un lago artificiale la cui diga, alta 91 mt e lunga 220 mt fu costruita nel 1962.
Ci troviamo all’interno del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi e ci attendono 3 particolari percorsi di trekking alla scoperta di canyon, cascate e torrenti dalle caratteristiche sorprendenti.
Già ho avuto modo di restare incantata dinnanzi alle cascate delle anguane, lungo il torrente Caorame. Era il trekking sulle Prealpi Dolomiti col il blog tour #ValleUnica.
(Sapete cosa, anzi, chi sono le anguane?)
I Cadìni del Brentòn.
Il percorso non è affatto impegnativo per il primo tratto. La fitta vegetazione fa ombra e rende l’aria umida e fresca.
In pochi minuti raggiungiamo la prima meta: i Cadini del Brenton.
A voi questo nome non ricorda la parola “catini”? Ed infatti anche la forma li richiama molto.
Siamo dinnanzi a 15 bacini scavati nella roccia e ad altrettante cascatelle che li collegano uno dopo l’altro.
Il silenzio viene rotto dal rumore dell’acqua che fluisce rapida e poi ricade nella pozza inferiore. Sembra quasi impossibile che la natura abbia creato da sola questa opera d’arte. Questa “fontana” perfetta e perpetua.
Si può discendere la ripida e dissestata scalinata costeggiando i cadini e grazie ad un paio di rustici ponticelli in legno si può attraversare il corso d’acqua senza pericolo di scivolare. I gradini sono però molto viscidi e alti: oltre alla fatica della risalita, fate attenzione alle vostre ginocchia!
Qualche dato tecnico:
I cadini del Brenton si trovano in corrispondenza di una successione di ripiani rocciosi che si sono formati a causa di una diversità di resistenza all’erosione di alcune zone rocciose. Questi strati sono inclinati verso monte e ciò favorisce la permanenza dell’acqua sui vari ripiani.
Il torrente Brenton è caratterizzato da acque turbolenti che si trascinano detriti rocciosi abrasivi creando una forte azione erosiva sulla roccia, soprattutto ai piedi di ogni cascata.
Il moto vorticoso dell’acqua porta alla formazione delle marmitte (questi particolari bacini), alcune delle quali con una particolare forma a botte che si allarga al di sotto del bordo.
In molti punti l’acqua che proviene da una marmitta superiore si getta in quella inferiore lungo una cascata obliqua, alternando il senso di rotazione da un salto all’altro. Curioso!
La cascata della Soffia.
Poco distante dai cadini, ci lanciamo alla ricerca della cascata della Soffia. In realtà il percorso è molto breve, lungo la sponda sabbiosa del fiume Mis, ma la fessura nella roccia che conduce al “paradiso” è ben nascosta. Pensate che i partigiani la utilizzavano come rifugio sicuro.
Abbasso la testa, passo sotto ad una roccia e la cupa caverna si illumina di colpo. Sono i raggi del sole che si specchiano su un bacino di acqua verdissima e quasi immobile. I colori sono da togliere il fiato e si viene destati soltanto dal fortissimo rumore che proviene da un piccolo anfratto.
Superate la claustrofobia perchè al di là potrete ammirare la nota cascata, ad un passo da voi, precipitare con una incredibile violenza sollevando spruzzi e particelle d’acqua così fini da somigliare a pulviscolo.
Il chiasso è assordante rimbombando nella buia caverna eppure così piacevole e rilassante.
Sono quelle sensazioni inspiegabili che solo la natura può regalare!
I Brent de l’Art.
La valle dell’Art è profondamente incisa nelle rocce tenere della Scaglia Rossa e del Flysch e lungo i suoi fianchi si possono ammirare numerosi e spettacolari fenomeni franosi ed erosivi.
I colori delle rocce sono un mix di rosso,viola, amaranto, bordeaux, arancione… Un susseguirsi di sfumature mai viste!
Raggiungendo Sant’Antonio di Tortal possiamo poi procedere a piedi. Si discende un pendio lungo un sentiero ben battuto, ammirando l’imponenza delle Dolomiti così vicine a noi.
Da metà tragitto in poi il sentiero svolta a destra e si trasforma in ripida e scivolosa gradinata e poi di nuovo in sentiero, stretto e avviluppato dalla boscaglia.
Il rumore delle acque dell’Art si fa sempre più invadente fino a coprire il suono delle nostre parole.
Giungiamo ad un ponticello in legno che certo non è l’attrazione principale perchè, proprio al di sotto, si manifesta un capolavoro mai visto prima.
Solo le immagini possono spiegare.
Le forre sono profonde gole confinate entro pareti levigate e verticali. Sono spesso il risultato della deviazione di un corso d’acqua a carattere torrentizio, provocata dall’intasamento del vecchio letto ad opera di una grande frana.
Nel particolare caso dei Brent de l’Art è molto probabile che la forra rappresenti un varco che il torrente Art si è dovuto aprire in seguito ad una frana che ha sepolto la vecchia valle.
Anche il sentiero che percorriamo per raggiungere i Brent poggia su depositi che molto probabilmente rappresentano l’accumulo di una vecchia frana, ora completamente stabilizzata.
1 comment
Bellissimo