Ad Hanoi, capitale del Vietnam, nel nord del paese, inizia un viaggio affascinante, a contatto con un ambiente e un popolo usciti martoriati e distrutti da decenni di guerre.
Adesso è un paese giovane e lo dimostra il fatto che metà della popolazione è nata dopo il 1975 e la si vede scorrazzare e intasare le strade su circa 2 milioni di motorini.
A questo proposito, il sistema per attraversare le strade non è quello di aspettare il verde dei semafori (pochi) o passare sulle strisce pedonali, ma scendere dal marciapiede e, lentamente, avventurarsi ad occhi chiusi o quasi verso l’altro lato della via. Miracolosamente funziona!
Centinaia di motorette, anche con tre o quattro persone a bordo, vi scanseranno e non chiedetevi come fanno!
Hanoi, restaurata dopo i danni della guerra, ha ripreso l’aspetto della vecchia dignitosa capitale.
Oggi è una città di quasi 4 milioni di abitanti, ricca di verde e con due bei laghi.
Vi si possono visitare antiche case coloniali francesi restaurate, con i tetti rossi, una addossata all’altra, e un quartiere vecchio che costituisce l’animato centro commerciale cittadino.
Il Mausoleo di Ho Chi Minh e la sua residenza, la Pagoda dell’Unico Pilastro che sembra emergere dalle acque come un fior di loto, il Tempio della Letteratura dedicato a Confucio, la Pagoda Than Quoc e il mercato Dong Xuang,sono luoghi da non perdere.
La gente è cordiale e sempre sorridente e l’atmosfera per le strade è quella della vita di tutti i giorni: le donne cucinano chine sui pentoloni, gli uomini sistemano le merci, gruppi di bambini giocano con oggetti da nulla e poi si mangia seduti su bassi sgabelli di plastica colorata.
Mangiano a qualsiasi ora, e non si sa cosa, ma sempre circondati e scansati da decine e decine di motorini.
La nostra gentilissima e preparatissima guida Cam ogni tanto si scusava e si comprava qualche pezzo di anatra (?) da un banchetto che poi mangiava con gusto. “Non è cosa per voi” ci diceva sorridendo in perfetto italiano.
A pranzo e a cena ci portava in ristoranti stupendi, con arredamenti colorati e tipici ma mai eccessivi.
In questi luoghi l’atmosfera è sempre caratterizzata da un certo silenzio che non puoi fare a meno di rispettare.
I gesti di coloro che ti accolgono e delle bellissime giovani che ti servono al tavolo sono sempre calmi ed essenziali. Fiori, piante, sassi, piccole vasche con acqua, ambienti relativamente piccoli e intimi, luci discrete, tavole approntate con estrema cura, portate che sembrano opere d’arte che quasi non osi distruggere: sei decisamente in un luogo che non dimenticherai.
Il cibo è buono, sempre. Le zuppe sono squisite.
Cam preparava gli intingoli per il pesce: succo di lime, sale e peperoncino.
“Poco peperoncino, lo so!” diceva. Ma per noi abbondava.
Voglio aprire una parentesi a proposito del viaggio e delle guide.
Soprattutto in certi paesi cerco la sicurezza, l’appoggio e le facilitazioni che solo una buona organizzazione e una guida ti possono offrire.
La sistemazione in ottimi hotel, la disponibilità di un pulmino nuovissimo e il numero esiguo dei componenti il gruppo, hanno fatto sì che tutto sia stato perfetto sotto ogni punto di vista.
Cam ci ha dato inoltre delle “dritte” che riguardavano soprattutto i rapporti con le varie forme di polizia.
Negli aeroporti, al controllo passaporti, consegnare la somma di dollari esatti per il visto (il resto lo incamerano) e far finta di non capire quando, in inglese sottovoce, ti chiedono altri dollari per sè. Mi è successo ed è andata bene. Spesso, in barca sul Mekong, si viene fermati e vedi barcaiolo dare soldi a qualcuno, ma bisogna guardare da un’altra parte e far finta di niente.
Beh, la corruzione non è una peculiarità del Vietnam e dei paesi dell’estremo oriente, ma qui è apertamente e ampiamente praticata e, almeno all’apparenza, accettata.
A 165 km da Hanoi (quattro ore di auto), la splendida Balia dei Dragoni Discendenti è disseminata di centinaia di isolotti e offre uno scenario fantastico e surreale di spuntoni rocciosi e montagne modellate e scavate dal mare e dal vento, che si tuffano in un’acqua verde smeraldo, punteggiata da pittoresche giunche di pescatori.
Meglio conosciuta come Baia di Ha Long, deve il suo nome alla leggenda secondo la quale le isole formano la coda del Dragone Celeste, sceso sulla terra per salvare i pescatori dai pirati.
Il luogo è stato dichiarato dall’Unesco patrimonio naturale dell’umanità.
Si possono visitare le Grotte del Pellicano, della Vergine e delle Meraviglie.
Potenza del turismo, una flotta di barche a remi circonda quella dei turisti e un piccolo esercito di venditrici offre conchiglie, ‘rose dei mari’, bibite e biscotti.
La baia è raggiungibile dalla capitale anche con moderni elicotteri: l’effetto è quasi da ‘Apocalypse now’, ma è anche molto costoso.
In poco più di un’ora dagli aereo da Hanoi, si atterra a Hue.
Adagiata lungo le sponde del piccolo delta del fiume dei Profumi, durante tutta la dinastia Nguyen (1802-1945), quando prese il nome di Hue, la città fu capitale del Vietnam meridionale fino a quando i francesi la occuparono e ne condizionarono lo stile di vita fin dal 1885.
Vi si trovano tombe, pagode e i resti della cittadella che racchiude al suo interno una città imperiale quasi interamente distrutta durante l’offensiva del Tet.
Questa battaglia, forse la più famosa della guerra del Vietnam, fu sferrata nel 1968 dai Nord-Vietnamiti contro gli Americani e vi persero la vita oltre 10.000 persone.
Nei dintorni si può visitare anche un tratto del sentiero di Ho Chi Minh.
A metà strada tra Hanoi e Ho Chi Minh (Saigon), Danang è la terza città del Paese e il più importante porto del Centro Vietnam.
Qui vive la minoranza Cham, erede della civiltà Champa che fiorì tra i secoli IV e XII.
Curiosissima è la tipica barca dei pescatori locali: una sorta di grande scodella di fibre intrecciate, del diametro di circa 2 metri. Sembra ingovernabile ma loro sono abilissimi!
In un giardino su una collinetta si trova un laboratorio dove mani abilissime ricamano, su seta più trasparente di una velina, animali paesaggi e volti.
Il ricamo è perfettamente identico anche alla rovescio ed è incredibile la pazienza e la straordinaria manualità necessarie per creare simili opere d’arte.
Il costo non è molto a buon mercato ed è comprensibile, ma ogni pezzo è unico e vale la pena portarsi a casa anche solo un piccolo quadretto.
Un uccellino variopinto posato su un rametto di fiori di frangipane, ad esempio, sarà sempre lì a ricordarmi quel giorno e quel luogo.
A proposito di frangipane: è stato proprio in Vietnam che mi sono letteralmente innamorata del profumo di questi fiori. Sono carnosi ma delicati e appassiscono presto, ma ne senti la presenza nell’aria per lungo tempo. Naturalmente ho fatto incetta di boccette di essenza, creme e saponi!
A 12 km da Da Nang si visitano anche le cosiddette Montagne di Marmo, cinque rilievi calcarei di marmo bianco che ospitano diverse grotte scolpite fin dal tempo dei Cham con motivi religiosi, in prevalenza Buddhisti.
A 26 km dalla città, oltre le Montagne di Marmo, la deliziosa Hoi An fu un trafficato porto fin dal XVI secolo, frequentato da Portoghesi, Cinesi, Giapponesi e Olandesi.
Risparmiata dalle guerre, conserva strade fiancheggiate da antiche case in legno, in puro stile cinese, appartenute a facoltosi commercianti per più generazioni e ben conservate.
Qualcuna è visitabile anche all’interno e, tra queste, quella del mercante Tan Ky e quella al numero 77 di Tran Phu. Anche il ponte coperto di stile giapponese merita una visita.
In aereo da Da Nang si atterra a Ho Chi Minh, la capitale economica del Paese che al tempo del dominio francese si chiamava Saigon.
Non ha perso la sua caratteristica orientale neppure quando fu invasa dai militari americani.
Oggi conta quasi 5 milioni di abitanti e, tra tanti ricordi coloniali che si rifanno a Conrad, Malreaux, Graham Green e Steinbeck, si affanna a superare l’aspetto decadente con uno sviluppo urbanistico impressionante e una vita frenetica.
L’aria è euforica ma non manca il risvolto della medaglia fra i poveracci che vivono in catapecchie piantate nella melma dei canali e i fasci di fili elettrici che corrono quasi ad altezza d’uomo e si appoggiano ad alberi e balconi. Anche qui ci sono diversi templi interessanti come la Pagoda della Madre Celeste, e musei come quello Storico, delle Belle Arti, dei Crimini di Guerra e quello di Ho Chi Minh.
A 40 km dalla città, lungo la strada per Cu Chi, si visitano i tunnel scavati dai vietcong per oltre 200 km e si ha modo di osservare le devastazioni causate dai defolianti utilizzati per stanarli.
Oggi si vedono stormi di farfalle colorate che la leggenda popolare dice essere coraggiose guerrigliere vietcong impiegate in disperate azioni che tornano sui luoghi del loro sacrificio.
Ricordo una bellissima giornata trascorsa interamente in barca nel delta del Mekong. I
l fiume nasce in Tibet e dopo un percorso di circa 4500 km attraverso Cina, Myammar, Laos e Cambogia sfocia in mare proprio qui.
Sulle rive scorre una vita rurale, fra gente amichevole e semplice, tempietti, villaggi di agricoltori e di pescatori, risaie, mercati galleggianti, canali fiancheggiati da folta vegetazione, giardini e isolotti fioriti, riserve naturali e ornitologiche protette.
E poi, all’improvviso, tra tutto questo verde, in un canale secondario, la barca accosta per un pranzo in una ex-casa privata dove predomina la sensazione di essere in capo al Mondo.
Piante con piccole mele rosse a forma di cuore, le ‘meline dell’amore’ le chiama Cam, amache qua e là all’ombra, piccoli specchi d’acqua con ninfee e canne palustri e il silenzio rotto solo da qualche cinguettio.
Ci guardiamo e quasi non parliamo. Non c’è niente da dire, solo ammirare, respirare, ascoltare e godere appieno di momenti che sono ancora qui, vivissimi, dentro di me.